Nel corso dell’evento Calcio e futuro, prospettive di sviluppo e formazione del calcio giovanile, Andrea Stramaccioni ha parlato della sua esperienza acquisita allenando nel settore giovanile dell’Inter, spiegando quale differenza sussista tra Primavera e Serie A. Ecco le sue parole: “Sono stato l’allenatore testimone vivente di una squadra, dell’Inter, che ha vinto una Champions League giovanile. Il giorno dopo non c’era un solo giocatore pronto per la Serie A.
Il 2-3 aprile abbiamo vinto contro l’Ajax in finale che avevano tanti giocatori pronti che anche giocavano in prima squadra, abbiamo battuto Tottenham, Harry Kane, Sterling, Liverpool… E praticamente io, lo stesso allenatore, con i miei ragazzi dell’Inter (in prima squadra, ndr), con Chivu, Milito, Cambiasso, Zanetti facevo fatica e li lasciavo in panchina. Ma ero sempre io, a volte si dice che l’allenatore della prima squadra non li vede, ma in quel caso ero sempre io. Questo perché? Perché il gap tra la Serie A e la nostra Primavera era enorme a livello proprio di preparazione”.
Stramaccioni: “Tra i giovani c’è purtroppo un cambio generazionale…”
Inoltre, l’allenatore ha spiegato la differenza nelle consuetudini dei giovani calciatori nel passato e nel presente: “Se io sono arrivato in Serie A lo devo al settore giovanile, alla fiducia del presidente Moratti ma anche ai giocatori che ho allenato come Chivu, che mi hanno ritenuto pronto nonostante avessi fatto solo un percorso di settore giovanile e dopo le mie esperienze italiane ho girato tanto e all’estero la prospettiva, dico ahimè, diversa. Il giovane ha una corsia preferenziale. Un po’ voglio portare alla luce un cambio generazionale che purtroppo c’è. È una cosa banale ma è la verità, non si gioca più tanto per il gusto del gioco, quello vero, per strada, feroce, quello che ti rimane dentro è stato sostituito dall’attività ludica da divano della play station, del comfort… e questo è un dato vero”.