Thuram: "Razzismo? Chi comanda non considera gravi i buuu" - JuveNews.eu

Thuram: “Razzismo? Chi comanda non considera gravi i buuu”

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L'ex giocatore ha parlato

TORINO – L’ex giocatore francese della Juventus Lilian Thuram, ha parlato intervistato dai microfoni de Il Corriere dello Sport. 

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“Cosa possono imparare se da tanti anni si parla e non si fa niente? Per imparare bisogna muoversi, prendere delle decisioni per risolvere il problema. Se non viene fatto niente, si dà il diritto di continuare a chi si comporta in un certo modo. Chi comanda evidentemente non considera gravi i “buu” e il razzismo”.

CAGLIARI – “C’è tanta gente che parla, sottolinea la necessità di cambiare e poi non fa niente. E per me chi non fa niente, vuol dire che è d’accordo con quelli che fanno “buu”. Qualcuno si arrabbierà per le mie parole, ma la penso così. Se ti dà fastidio una cosa, fai di tutto per cambiarla. In Francia per esempio gli arbitri interrompono le partite in caso di atteggiamenti contro l’omosessualità sugli spalti: sospendere la gara e mandare le due formazioni negli spogliatoi vuol dire educare la gente. In Italia non mi ricordo di prese di posizione così forti.”

RAZZISMO  – “Quando si parla del razzismo bisogna avere la consapevolezza che non è razzista il mondo del calcio, ma che c’è razzismo nella cultura italiana, francese, europea e più in generale nella cultura bianca. I bianchi hanno deciso che sono superiori ai neri e che con loro possono fare di tutto. E’ una cosa che va avanti da secoli purtroppo. E cambiare una cultura non è facile.”

FIGC E FIFA – “Da quanti anni ci sono questo tipo di reazioni dopo fatti simili? Alla fine tutti pensano che sia una cosa grave, ma una soluzione va ancora trovata. Se per tanti anni ne parla, ma non si riesce a fare niente, vuol dire che c’è un’ipocrisia tremenda e che manca la volontà di risolvere il problema. Una cosa del genere è successa in Inghilterra a Pogba che sui social network è stato offeso. C’è stato un allenatore che ha fatto un’uscita ipocrita affermando che bisogna boicottare i social perché certi comportamenti non erano tollerabili, ma quello stesso tecnico in passato sosteneva che le gare non si dovevano fermare in caso di “buu”. Tutti dicono “Facciamo qualcosa”, ma nessuno fa davvero qualcosa. E i razzisti credono di avere ragione.”

INTERRUZIONE – “I club devo sentirsi responsabili per quello che succede perché certi episodi si verificano dentro uno spazio chiuso ovvero uno stadio. E quando dico “responsabili”, non intendo “colpevoli”. Le società devono dire: “Noi siamo responsabili. Cosa possiamo fare?”. Se ammetti di essere responsabile è un buon inizio perché non succeda più. Se invece nessuno si sente responsabile… Quale sarà il passo successivo?
Lo stop delle gare. Le leggi che consentono di interromperle esistono, ma se si finge di non vedere o di non sentire….”

RAZZISMO – “Mi è capitato, ma il discorso è più generale. Quando sei nero almeno una volta nella vita hai avuto problemi con i razzisti. E non solo nel calcio. E’ da ipocriti dire che il razzismo è solo nel mondo del pallone. Rivolgo una domanda a coloro che leggeranno questa intervista: “Chi vuole essere trattato come sono trattati i neri?”. Io giro per le scuole per parlare di razzismo e una sola volta quando ho rivolto alle classi questa domanda ho trovato una bambina che ha alzato la mano. Mi sono stupito. Perché? Coloro che non alzano la mano non vogliono essere trattati come i neri perché sanno quello a cui andrebbero incontro. E a quel punto chiedetevi perché non fate niente per cambiare le cose.”

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