TORINO- Il giornalista Giovanni Capuano ha presentato la sfida tra Juventus ed Inter e la storia dietro il grande Derby d’Italia su Panorama:
“In principio fu il debutto di Sandro Mazzola, mandato in campo insieme ai ragazzi della Primavera Inter per protesta contro una decisione di cancellare un 2-0 a tavolino a favore dei nerazzurri presa dalla Caf col sospetto (per la famiglia Moratti) che dietro ci sia la mano di Umberto Agnelli, presidente della Figc e della Juventus. Già dagli anni Trenta il confronto tra Juve e Inter era etichettato come derby d’Italia. Ma da quel giorno – 10 giugno 1961 – la rivalità travalica e diventa odio sportivo. Un sentimento mai più placato, semmai reso ancora più forte dalle vicende successive: le polemiche del ’98 con uno scudetto assegnato in volata e che passa alla storia come quello del rigore Iuliano-Ronaldo, l’inchiesta Calciopoli con la retrocessione della Juve in serie B nel 2006, il mercato, Ibrahimovic e Vieira che passano al nemico, il ritorno della Vecchia Signora e molto altro. Anche se oggi sul campo c’è poco confronto: troppo più forte la Juventus dei cinque scudetti consecutivi mentre l’Inter è solo il progetto di un futuro che spera grande come il passato. Lo scontro tra Iuliano e Ronaldo del 26 aprile 1998 è tuttora materia di discussione tra tifosi delle opposte fazioni. Rigore? Semplice contatto di gioco? Arrivò in coda a una stagione segnata da tanti errori arbitrali con la Juventus beneficiata anche se da solo non basta a spiegare perché l’Inter del Ronaldo, in quel momento il più forte in circolazione, non riuscì a conquistare lo scudetto. Se Juventus-Inter ha una rivalità così accesa lo si deve soprattutto a quel pomeriggio e alla scelta dell’arbitro Ceccarini di lasciar correre. Decisione che il direttore di gara rivendica ancora come corretta, ma che portò alla rottura dei rapporti diplomatici tra Moratti e la famiglia Agnelli (il presidente nerazzurro non rimise mai più piede a Torino per seguire la sua squadra) e a un autentico ribaltone nel mondo arbitrale. Accuse e veleni tornati d’attualità con le vicende di Calciopoli, altra ferita mai ricomposta tra i due club. Agnelli rivendica lo scudetto del 2006, tolto alla Juventus e assegnato all’Inter graziata dalla prescrizione in un’inchiesta che scoperchiò le cattive abitudini del calcio italiano. Moratti quel tricolore se lo è sempre tenuto stretto col conforto delle sentenze. Inutile ogni tentativo di mediazione. Da quell’estate del 2006 sono passati solo undici anni, eppure sembra trascorsa una vita. La Juventus è caduta in serie B, si è rialzata, ha attraversato momenti difficili e poi è tornata a dominare il calcio italiano. Oggi lo fa grazie alla superiorità economica prima ancora che tecnica. I cinque scudetti consecutivi targati Conte e Allegri non sono un caso. Il club degli Agnelli è avanti un decennio rispetto alla concorrenza italiana, organizzato come una big europea, con lo stadio di proprietà e una strategia che si sta rivelando vincente. L’Inter sta affanosamente cercando di risalire la china. Non c’è più Moratti e non c’è nemmeno Thohir, che nel 2013 ne ha raccolto il testimone. Suning fa sognare e ha lanciato la sfida alla Juventus partire dal mercato. Ha immesso oltre 400 milioni di euro tra aumenti di capitale e prestiti nel club e attende di avere le mani libere dal Fair play finanziario per poter investire e lanciare la sua strategia. Oggi l’Inter è un club che non ha problemi di soldi, ma che non è ancora virtuoso come dimostra il -60 milioni di euro nell’ultimo bilancio contro il +4 della Juventus che chiuderà il 2016-2017 in utile per la terza stagione consecutiva. La scorsa estate l’Inter dei cinesi ha provato a strappare Berardi alla Juventus, che ne controllava il destino. Respinta al mittente. A gennaio il blitz su Gagliardini, talento dell’Atalanta, è riuscito a suon di milioni di euro e il centrocampista che piaceva anche ad Allegri è diventato titolare inamovibile nella squadra di Pioli. Tra qualche mese il duellosi ripeterà: Berardi ancora, Bernardeschi, Verratti e altri nomi sono sul taccuino di entrambe le società e anche l’Inter ha virato sulla politica dei giovani italiani che negli ultimi anni era stata un’esclusiva della Juventus. Ma il confronto non si fermerà qui. Anzi. C’è un settore in cui la Juventus insegue ed è l’assalto al mercato cinese. Qui l’Inter è in vantaggio, come dimostra l’arrivo di Suning alla guida del club nerazzurro, ma la Juventus sta lavorando per colmare il gap. Anche il nuovo logo lanciato nei mesi scorsi, con l’addio ai simboli della città di Torino e uno stile più moderno e semplice, è pensato proprio per lo sbarco sui mercati asiatici. In attesa dei cinesi del Milan e dei progressi di Roma e Napoli, Juventus-Inter è destinata a prendersi la scena e a tornare il vero derby d’Italia. La sfida tra Allegri e Pioli sarà solo il primo capitolo della rinnovata rivalità: in campo vale abbastanza, ma non decide nulla. I segnali, però, sono confortanti e già dall’anno prossimo il duello potrebbe essere per lo scudetto”.
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