TORINO – Il presidente della Juve, Andrea Agnelli, ha rilasciato delle dichiarazioni intervenendo dal palco della sala Executive dello stadio San Siro,
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dove ha parlato del probabile abbattimento del Meazza e del recupero di Cristiano Ronaldo.
SU SAN SIRO – “E’ uno stadio che ancora oggi pieno, è straordinario. Dopo di che uno deve fare delle riflessioni su cosa è un impianto moderno invece. Un impianto moderno, quali sono le sue esigenze, perché possa essere utilizzato a 360° gradi, per gli sponsor, per le sue attività e spazi. Da questo punto di vista devo dire che San Siro fa sentire la sua età, è del 1925 e se dovessi essere io a scegliere vorrei un impianto moderno e completamente nuovo da questo punto di vista. Non si può essere nostalgici quando si guarda, le innovazioni, quelle che devono essere le migliori condizioni per giocare a calcio al mondo di oggi e avere uno stadio però vivo 365 giorni l’anno. Se la decisione spettasse a me, farei di tutto per avere un impianto completamente nuovo”.
SULLO STADIO CONDIVISO – “In situazione ideale credo che chiunque vorrebbe uno stadio individuale però a quel punto lo brandizza e vive con i colori sociali, pensiamo a Liverpool ed Everton, a Manchester con due stadi, pensiamo a città che sono analoghe e sono addirittura più piccole di Milano, due impianti sono ideali. Dopo di che entrano una serie di riflessioni che sono economiche, finanziarie e di pianificazione e lì sta ai club fare le proprie valutazioni. Guardiamo al Tottenham in questo momento, hanno appena inaugurato un impianto ultra moderno, un investimento però di oltre un miliardo e mezzo quindi c’è questa capacità di investimento? Sì o no? Guardiamo al nostro stadio che abbiamo inaugurato solo qualche anno fa, l’investimento è stato di circa 150 milioni, quindi si possono essere valutazione diverse dal punto di vista dell’investimento. Fosse per me io l’impianto lo vorrei esclusivamente per la squadra e la società che rappresento, quindi l’Inter il suo stadio e il Milan il suo stadio”.
SULLA SUPER LEAGUE – “Innanzitutto il futuro del calcio è tutto da scrivere ma è giusto pensarci oggi. Il 2024 è una scadenza precisa che non è un anno che abbiamo scelto a casa ma è il momento in cui scade il calendario internazionale. Il calendario internazionale è quel documento approvato dalla FIFA con tutte le Confederazioni che determinano quali sono le finestre disponibili per i vari tornei, quindi dalla Coppa del Mondo, le finestre del rilascio dei giocatori per le qualifiche sia per tornei continentali che al Mondiale, quindi ora noi conosciamo perfettamente quello che è il calendario internazionale. Il 1° luglio del 2024, ma sarà deciso prima, ci sarà un nuovo calendario che determinerà i tempi del calcio di club e delle nazionali, quindi è un futuro tutto da scrivere. E’ un momento a mio giudizio importante e quindi avere la capacità di pensare oggi per il 2024, ci deve permettere di individuare delle soluzioni che siano nell’interesse sia dei club che delle nazionali, perché sappiamo perfettamente che ci vuole grandissimo rispetto per quello che è il calcio delle nazionali da un punto di vista dei paesi, da un punto di vista dei giocatori perché poi il sogno di un ragazzino è indossare la maglia della nazionale, prima di quella di un club, il che significa che è un punto di arrivo. Quello che è successo nelle ultime settimane, quello che abbiamo discusso all’Assemblea Generale dell’ECA ad Amsterdam lunedì e martedì, è stato un momento importante nel momento della governance sportiva, a mio giudizio un evento epocale e senza precedenti e questo ci tengo a sottolinearlo. Vorrei ringraziare innanzitutto il presidente Ceferin e la UEFA per questo. La settimana precedente ci siamo trovati a Nyon l’Esecutivo UEFA e il Consiglio ECA per cominciare a riflettere su quella che potrebbe essere una visione europea del calendario post 2024, quindi come immaginare il calcio di domani per cominciare a dare una piattaforma di crescita e di sviluppo a quindi più club possibili a livello europeo. Noi abbiamo il privilegio di far parte di uno dei più grandi paese per rilevanza nel mondo del calcio ma quando ragioniamo a livello europeo dobbiamo tenere conto delle esigenze delle prime cinque leghe e dei primi cinque paesi ma poi abbiamo in subordine paesi con grande storia che in questo momento faticano, penso al Portogallo, all’Olanda, alla Scozia con il Celtic stesso e poi penso ad una serie di paesi che vanno tenuti in considerazione, i minori come la Moldavia, la Finlandia, l’Irlanda. Il mio ragionamento quindi è qual è il sistema per permettere a tutti questi paesi di avere un sistema entra il quale poter competere ma poter avere anche un processo di crescita. Oggi pensiamo a questi paesi, hanno la possibilità di partecipare alla Champions League? Pensiamo alla Stella Rossa di Belgrado dell’anno prima, agli sloveni, per loro significa quasi vincere un biglietto alla lotteria sapendo però di non poter competere. Tutti i dati che abbiamo a disposizione mostrano un gap crescente differenziali di punteggi nei gironi della Champions league. Quindi ci sono una serie di riflessioni che vanno fatte, il fatto di aver avuto da parte della UEFA, da parte del presidente Ceferin questa disponibilità a mettere insieme il governo del calcio di club con il governo del calcio europeo, a livello di Federazioni è un momento estremamente importante. Secondo me avremo bisogno di 12-18 mesi da questa data per stilare un vero e proprio progetto del calcio europeo del futuro sapendo che in questo percorso, dovremmo essere bravi noi club e la UEFA ad ascoltare gli altri portatori di interesse, Lega e giocatori per arrivare ad un calendario armonizzato, per armonizzato intendo per numero di partite e pianificazione televisive. pensiamo all’Inghilterra che ha un numero massimo di partite domestiche che sono 52 gare, la Germania 40. Quindi c’è una differenza di 12 partite tra un paese e l’altro, quindi escludendo i turni infrasettimanale sono quasi due mesi e mezzo di calcio giocato, quindi quando uno ragiona ad un meccanismo integrato europeo, da parte nostra il fatto che ci sta più a cuore è armonizzazione in modo che tutti quanti abbiano calendari analoghi, intensità analoga e via così. Le Leghe saranno sicuramente centrali in questo dibattito e nei mesi a venire in quanto poi la centralità dei singoli paesi in un meccanismo europeo c’è e ci sarà anche in futuro”.
SULLE PAUSE NAZIONALI – “Quello dei week-end è un tema che diverte soprattutto il mondo dei media. Come ho avuto modo di dire in conferenza stampa martedì ad Amsterdam, la parola week-end non è stata assolutamente presa in considerazione. In questo momento sono tropi i fattori per arrivare ad un calendario internazionale nel post 2024 di rilievo, si ragiona a date disponibili quindi questo è il primo elemento centrale, e poi si cerca di lavorare ad un sistema che possa mettere nelle condizioni, se pensiamo al nostro paese, a realtà analoghe, io devo pensare ad un sistema che permetta a squadre come Genoa, Bologna, Sampdoria, dei percorsi di crescita e quindi non rimanere all’interno dei propri confini, in questo modo sì, pensare che in ogni singolo paese non ci sono solo due-tre squadre che rappresentano il calcio a livello internazionale ma arrivare ad immaginare un formato che possa permettere a realtà importanti come Genoa, Fiorentina, Bari, dei percorsi di crescita internazionale e questo implica a squadre che rappresentano grandi paesi non del tutto sviluppati, penso ai turchi, Legia Varvasia, ai russi, ai grandi mercati, alle nobili decadute che pagano il fatto di non essere in paesi sviluppati, penso al Benfica, all’Anderlecht e le altre che citavo prima. Trovare una ricetta che possa mettere insieme esigenze così diverse non è semplice, è per quello che parlare di fine settimane è irrilavante quando si ha la possibilità di immaginare il calcio del futuro che tenga presente la centralità del calcio all’interno dei singoli paesi”.
SULLE INGLESI – “Bisogna fare ai complimenti a quella che è stata la crescita della Premier League, una crescita che parte dagli anni della Thatcher, a seguito della finale di Bruxelles hanno avuto un’impostazione diversa. Hanno anche la fortuna di aver avuto nell’arco dei tempi due vantaggi che altri non hanno: il primo è far parte della rete del Commowealth, avere automaticamente già 30 anni fa dei bilaterali con gli ex paesi della corona, in secondo luogo hanno la lingua, una lingua immediatamente riconosciuta e riconoscibile in tutto il mondo. Quando si parla di calcio inglese, quando fanno interviste e telecronache il calcio inglese è immediatamente riconoscibile in tutto il mondo. Detto questo hanno fatto un lavoro straordinario e hanno avuto per un ventennio un amministratore delegato che ha avuto la capacità di far crescere il campionato, pensare alla distribuzione dei diritti della Premier passiamo ad un periodo di distribuzione gratuito per poi andare a cogliere i frutti successivamente, quindi oggi sono arrivati a 4.5 miliardi di diritti domestici ed internazionali, con quelli internazionali che hanno superato quelli domestici e se andiamo a paragonare la cifra al netto dei diritti internazionali tra gli altri campionati, vediamo che c’è molta più equità, quindi c’è un valore dovuto alle dinamiche industriali e delle telecomunicazioni, quindi se guardiamo i diritti domestici non c’è questa grande differenza tra i grandi campionati europei, invece c’è sui diritti internazionali. Di cosa abbiamo bisogna? Ecco che torniamo lì, abbiamo anche noi una buona valutazione dei nostri diritti domestici e cosa dobbiamo fare per crescere a livello internazionale? Il prodotto lo conosciamo, è venduto in un suo contenitore che sono gli stadi e torniamo ad una serie di problematiche che in Italia conosciamo perfettamente. Se io guardo una partita inglese, che giochi l’Aston Villa, il Chelsea, l’Arsenal, il Liverpool o i Wolves, vedo sempre un’illuminazione impeccabile a determinati standard, il campo è sempre verde, sembra una banalità ma lo spettatore quello vuol vedere, i servizi degli stadi sono eccellenti. Il primo punto dunque riguarda gli impianti sportivi e torniamo alla domanda iniziale, se io sono in un impianto obsoleto per quando pieno di fascino come quello attuale la resa non sarà mai quella attesa. 85 mila personale sono la dimensione giusta? Noi stiamo spesso criticati a Torino per le dimensioni da 41 mila posti, non ce ne siamo pentiti, uno se deve guardare avanti deve privilegiare il riempimento di tutte le partite e non di quelle di cartello”.
SU RONALDO – ” “Cristiano Ronaldo sta bene. La fortuna della Juve è quella di avere una rosa importante, la consapevolezza di poter contare su 25 calciatori di qualità. Poi, indubbiamente Cristiano è il migliore al mondo. Se ce l’hai in campo, dà sicurezza in più. Bisogna essere attenti con gli infortuni. Per rischiare con una gara, si rischia di compromettere il finale di stagione. Mancano due mesi e mezzo al finale di stagione, è più importante tutelare la fine dell’annata rispetto a una singola gara”. Intanto in casa Juve si pensa al prossimo colpo di mercato.>>> CONTINUA A LEGGERE