Beccantini: "Juve, squadra di ferro. L'Inter è di legno"

LE VOCI – Beccantini: “Juve, squadra di ferro. L’Inter è di legno”

Beccantini
Attraverso la propria pagina Facebook, il giornalista Roberto Beccantini ha detto la sua sul derby d'Italia di ieri sera

TORINO – Attraverso la propria pagina Facebook, il giornalista Roberto Beccantini ha detto la sua sul derby d’Italia di ieri sera“Una squadra di ferro ha battuto una squadra di legno, Juventus-Inter 2-0 è tutta qui, dentro uno slogan che premia gli attributi e frusta gli aggettivi. Non state calmi, si era raccomandato Allegri. Lo sono stati, fin troppo, gli avversari. La Juventus non becca gol da otto partite, ci sarà pure una ragione. Incarta, non incanta. Sedici vittorie nelle ultime diciassette partite si spiegano con dei valori, non solo o non tanto con gli episodi. L’acrobazia di Bonucci su assist di D’Ambrosio e il rigorino di Miranda hanno fissato una partita muscolare e modesta, vinta dai più forti, dai più lucidi. All’estero se ne fottono della tattica, noi invece ne andiamo ghiotti.
Il campionato è ancora lungo e non è detto che lo rivinca la Juventus. E’ possibile. E’ probabile. Ciò premesso, a Moratta il mercato estivo sta esplodendo sugli obiettivi; a Mancini, viceversa, sta esplodendo in mano. E già dalla differenza dei ruoli (Marotta, amministratore delegato; Mancini, allenatore), si capisce quanto sia diverso lo stile societario. All’Inter manca un regista. Non lo sarà il dignitoso e bombarolo Hernanes (che traversa, in avvio), ma era già a libro paga, e allora perché cederlo? Continuo a non credere che fosse Eder l’uomo della provvidenza. Meglio Biglia, o «un» Biglia. Il 6 gennaio, l’Inter era in testa. Oggi, arranca a 13 punti dalla vetta. E Mancini, lui, ha avuto tutti quelli che voleva. Veniva, la Juventus, dall’aspro 0-0 di Bologna e dal 2-2 con il Bayern, romanzo del quale i cattivisti hanno imparato a memoria l’ora di dittatura bavarese e i buonisti la mezz’ora di rimonta. E’ stata notte di guerrieri (Bonucci, Barzagli, Buffon, Mandzukic, Pogba), con il ritorno al diletto 3-5-2 e a un ragionevole turnover. Queste partite sono terreni che nascondono mine, ma che raramente scappano a coloro che, proprio per questo, non lesinano sherpa, zaini e campi-base. Il limite della Juventus, se mi passate il termine, consiste nel fatto che, a fronte di una superba quadratura, produce poco. La sua mescolanza di ritmi, di pressing e di pause confonde i rivali, almeno in Italia. Non so a voi, ma a me ogni tanto dà l’impressione di accontentarsi, o magari è solo l’imprecisione nell’ultimo passaggio o nella mira sotto porta, bò.  L’Inter ha retto, sul piano psicologico, per un tempo. Poi è saltata in aria. Personalità contro superficialità. Idee chiare contro idee grigie. Tutto il resto, mancia (ma non Mancio)”.

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