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TORINO – Non ci sono più parole per questa Juve! Tre a zero secco e mani, praticamente, sullo scudetto anche se non sarà facile alzare (in senso metaforico) il tricolore al Franchi di Firenze domenica sera. Ma poco importa, tanto ormai è praticamente fatta. Una vittoria stra meritata quella dei bianconeri su una Lazio orfana di molti suoi big come Klose, Candreva e Mauri ma praticamente mai pericolosa davanti a Buffon. Anche perchè Djordjevic davvero non può far paura alla solida difesa bianconera formata questa sera da Rugani, Bonucci e Barzagli. Il risultato è certamente figlio di una prestazione di spessore della Juve, compatta, cattiva, caparbia. Come sempre d’altronde.
SUPER MARIO – E’ lui il primo a entrare sul tabellino dei marcatori al 39° con una zampata vincente su palla sporcata in precedenza da Pogba, immenso a centrocampo. Il solito lottatore, bravo a sfruttare le occasioni e sempre pronto a sacrificarsi per la squadra in fase di copertura. Ci sarà un motivo, in fondo, se Allegri lo tiene sempre in campo. Hernanes invece vince il ballottaggio con Lemina, scartato ancora una volta e probabilmente molto più verso Marsiglia che non a Torino.
IL PICCOLO DYBALA – La Yoya continua a crescere. Nel miglior modo possibile, tra l’altro. E non è un caso che la sua valutazione sia già arrivata oltre i 50 milioni e che mezza Europa lo voglia, chiaramente. Le sue due reti in 12 minuti nel secondo tempo, chiudono di fatto la partita: la prima al 52° su rigore con la Lazio in dieci per l’espulsione di Patric. Fallo in area di rigore per Bonucci e dal dischetto Dybala batte un Marchetti anche in serata. Al 64°, poi, la sua doppietta personale con un tiro forte, preciso e potente che si insacca alle spalle del portiere biancoceleste. Un ragazzino, praticamente, ma un leone in campo. Al di là della doppietta tanti numeri in mezzo al campo e classe innata.
SCUDETTO A UN PASSO – Domenica sera a Firenze la Juve potrebbe vincere il suo quinto scudetto consecutivo. Impressionante il cammino dei bianconeri che non hanno mai mollato anche quando, dopo le prime dieci gare di campionato, i punti erano solo 12 (e lo scudetto della Juve era addirittura quotato a 25…). Merito di Allegri che ha rivoluzionato la testa dei giocatori, merito dei senatori bianconeri Buffon, Bonucci, Chiellini, Barzagli, Marchisio, Pogba. E merito dei “nuovi”. Perchè non era facile entrare in una Juve che aveva amato Tevez, Pirlo e Vidal e con cui aveva vinto lo scorso anno scudetto, coppa Italia e raggiunto la finale di Champions. Un’impresa splendida che certamente rimarrà stampata nei cuori bianconeri. Per sempre.
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