FOCUS – Cambiare tutto, ma non mollare niente, parafrasi perfetta del Gattopardo Allegri: ovvero il manuale per uscire dalle crisi. Cambiare, rimanendo però gli stessi. Individuare punti di forza e debolezze: lavorare per colmarle, stringere il legame con la squadra, avvicinarsi. Allegri non ha mai mollato la Juve: la Juve non ha mai mollato Allegri. Parola di Marotta: mai pensato di cambiare il tecnico. Però qualcuno ad Allegri pensa: è la Nazionale Italiana. Non solo per una questione di preparazione tecnica, e tattica: Lippi lo ha incoronato dal punto di vista della preparazione, Tavecchio ci pensa. Ci pensa perché ha scelto di associare alla sua presidenza tecnici forti, ma non solo. All’idea del brand Italia vanno associate eleganza e carisma (somiglia molto alla genetica juventina, non a caso da sempre perno e colonna vertebrale della truppa azzurra): Tavecchio lo sa, e forse ha cominciato a percepire che Conte, qualsiasi risultato riesca ad ottenere, non sa ancora quanto piacere si prova sulla panchina azzurra. Situazione Conte: meglio di qualche settimana fa, in crescita il suo feeling con l’ambiente e con le mansioni. Certo, il campo era altra cosa, e sono saltate panchine dorate, e di prestigio. Vedi Manchester United, Chelsea, ed il tana libera tutti di Mourinho: se dovesse arrivare un’offerta importante, da un campionato così affascinante, sicuramente Conte ci penserà. A quel punto, la domanda sorge, lecita e spontanea: e Allegri? Cosa farebbe Allegri? Il tecnico bianconero si muove su un terreno minato: l’avventura azzurra in ogni caso regala emozioni, ed in caso gloria, uniche, ma a quel punto il buon Max sarebbe nuovamente il mister dopo Conte. E se per la Nazionale, e l’ambiente azzurro, questo dato potrebbe risultare incoraggiante, a quel punto il buon vecchio Max dovrà nuovamente dribblare l’ombra dell’ex, tunnel alle vedove e sombrero ai paragoni. Alla fine, è lo stile Juve stesso ad imporre il diktat che ad ogni cambiamento corrisponde una vittoria uguale e contraria: anche se Allegri dovesse andare via, l’imperativo rimarrebbe lo stesso. Intanto, è lui stesso, Allegri a vestire i panni del Gattopardo: con la speranza che, una volta cambiato tutto, non si debba cambiare ancora, e ancora, e ancora, pur di restare in sella.
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