TORINO – Gli auguri sono quasi obbligatori, così come è doveroso togliersi il cappello davanti a un portiere che, a 39 anni, è ancora in vetta al calcio mondiale. Gigi Buffon è una leggenda dello sport italiano, un uomo, prima che calciatore, che verrà ricordato da molte generazioni come l’emblema del calcio italiano. Nel giorno del suo 39esimo compleanno riviviamo alcune delle sue più celebri frasi, a cominciare dalle sue prime parole il giorno in cui fu inaugurato lo Juventus Stadium: “Ho provato tante emozioni, tutte molto forti. Mi sono detto “ma in che società sto giocando”. Sono riemersi pensieri che non mi toccavano da parecchio tempo. Ho risentito tutto l’orgoglio di far parte di un club con una storia unica, che fa tremare le gambe. Quella sera mi ha caricato a mille, è stata fondamentale a livello di motivazioni, è come se fossi tornato indietro nel tempo.” >>>VAI AL PROSSIMO<<<
Uno dei più grandi compagni di squadra di Gigi Buffon, nonché suo capitano alla Juve, è stato Alessandro Del Piero. Nel maggio del 2012, subito dopo l’addio di Pinturicchio alla Juventus, in un’intervista a Sky Sport Buffon ha elogiato il suo numero 10: “Nei prossimi 150 anni non ci sarà uno come Del Piero. Chi vestirà la sua maglia numero 10 dovrà sapere chi l’ha portata, come l’ha portata e comportarsi di conseguenza.”
È stato sicuramente il punto più basso degli ultimi sei anni della Juventus, la sconfitta a Reggio Emilia contro il Sassuolo il 28 ottobre del 2015 sembrava chiudere il ciclo vincente bianconero. Da lì in poi invece la rincorsa, la rimonta che ha permesso alla Juve di portare a casa il quinto scudetto consecutivo. Ma quella sera, a Reggio Emilia, Gigi Buffon ha deciso di metterci la faccia, andare davanti ai microfoni e dare un segnale a una squadra che in quel momento occupava il 14esimo posto in classifica: “A 38 anni non ho voglia di fare figure come quella di stasera, figura da pellegrini. Con la maglia della Juventus, se non si ha voglia di lottare e sudare, si rischiano figure peggiori che con qualunque altra maglia.”
Vuole chiudere la sua carriera in Russia nel Mondiale del 2018, ma ciò che sta inseguendo Buffon è ancora la Champions League. L’ha vista da vicino due volte, l’ha quasi sfiorata sia a Manchester che a Berlino. In queste ultime due stagioni ha un solo obiettivo in testa, alzare la coppa dalle grandi orecchie e in un’intervista al Guerin Sportivo nel febbraio del 2013 Buffon ha rivelato il suo sogno: “Vorrei leggere su Wikipedia, accanto al nome di Gianluigi Buffon, che ha vinto una Champions.”
Tra pari grado è tutto più facile. Gigi Buffon e Andrea Pirlo sono due dei più grandi fuoriclasse del calcio italiano degli ultimi 20 anni, periodo in cui hanno vinto insieme praticamente tutto. Gli scudetti dell’era Conte, il Mondiale del 2006, sempre da protagonisti. Nel luglio del 2011 il passaggio a parametro zero di Pirlo dal Milan alla Juventus fu accolto con grande entusiasmo da Buffon, come detto in un’intervista a Radio Monte Carlo: “Quando ho visto giocare Andrea Pirlo ho pensato: Dio c’è, perché è veramente imbarazzante la sua bravura calcistica.”
È il segreto della Juve, quello che ogni nuovo acquisto percepisce appena arriva a Torino. La fame, la cattiveria e il bisogno, quasi ossessivo, di vincere. Da capitano Gigi Buffon esprime al meglio i valori della Juve ed è uno di quei giocatori che ha il dovere di tramandarlo al resto del gruppo: “Possono cambiare gli uomini, possono cambiare i dirigenti, però quello che ha di forte questa società sono i giocatori cui è stata tramandata una voglia di vincere, di primeggiare, che non è pari in nessuna altra squadra.”
Questione di valori, appunto. Non solo quelli della Juve, ma anche quelli dell’uomo Buffon. Un giocatore che si è legato ai bianconeri per quanto ha ricevuto dal mondo juventino. Dai tifosi alla società, Buffon si è sempre sentito in credito rispetto a tutto l’ambiente bianconero e in un’intervista a L’Equipe di inizio dicembre 2016 lo ha fatto capire chiaramente: “Ho costruito la mia carriera su certi valori, tra cui la riconoscenza e il senso di appartenenza verso un club, una squadra e una tifoseria che si sono comportati sempre correttamente con me.”
Non ha peli sulla lingua Buffon e spesso le sue parole sono diventate oggetto di discussione. Niente ipocrisia per Gigi, dice e dirà sempre quello che pensa, e per questo in un’intervista a Sky Sport nel maggio del 2012 Buffon ha difeso Antonio Conte nel periodo in cui l’allora allenatore bianconero era sotto inchiesta per le combine di Siena: “In alcuni casi si dice: meglio due feriti che un morto. E’ chiaro che le squadre le partite se le giocano e sarà sempre così. Penso che ogni tanto anche qualche conto è giustificato farlo”
“Nessun problema” solo due parole, quelle pronunciate da un Buffon appena 17enne, per convincere Nevio Scala a farlo partire titolare contro il Milan. L’ex allenatore del Parma ha poi rivelato: “Fu una risposta secca con cui mi ha trasmesso serenità e grande tranquillità. Per questo l’ho lanciato dal primo minuto”
La Juve e le polemiche. Due mondi che, spesso, viaggiano a braccetto. In tanti fanno riferimento ai “favori arbitrali” o alla “sudditanza psicologica”, rivelando una totale incapacità di vincere. Questo è il messaggio mandato da Buffon, che nel gennaio del 2014 a JTV ha voluto spegnere qualsiasi tipo di polemica sui successi della Juve: “È l’alibi migliore per chi non vince; dire che la Juve è davanti perché si comporta in maniera scorretta è una giustificazione da dare ai tifosi. La Juve è come il maggiordomo: sempre colpevole.”
Un amico, prima che un grande compagno di squadra, che lascia il suo più grande amore. Lo ha fatto con classe Alex Del Piero, senza alcuna parola fuori posto, non ha voluto rovinare l’ultimo momento con la maglia della Juve. A descrivere alla perfezione quel 13 maggio del 2012 è stato proprio Buffon: “Commovente è l’unica parola che mi viene in mente. Era giusto così, il tributo ad Alex che ha passato metà della sua vita a combattere e lottare per questa maglia. È davvero tanto. E quando il legame, il cordone ombelicale si spezza, resta tanta amarezza.”
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