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TORINO – È un’intervista a cuore aperto quella che Gigi Buffon ha rilasciato a L’Equipe, dove il portierone bianconero ha parlato della sua carriera, partendo dagli inizi: “Quando mi guardo indietro e ripenso al mio esordio in Serie A mi rendo conto della carriera che ho fatto, non avrei mai immaginato di arrivare a questo punto. Non puoi immaginare il futuro, non puoi pensare a quanto sia asfissiante fare tutto questo, se hai troppa coscienza dei sacrifici e di tutto ciò che devi fare per raggiungere un obiettivo ti può uccidere mentalmente. Fisicamente mi sento come qualche anno fa, ma è la testa a fare la differenza, trovare ancora gli stimoli. In certe partite importanti viene tutto in automatico, il difficile arriva in sfide sulle carta più abbordabili, dove comunque la concentrazione deve essere massimale.”
BANDIERE – “Non è più facile giocare tanti anni nella stessa squadra, semmai il contrario. Questo prevede un sacrificio e uno sforzo mentale ancora superiore. Sempre gli stessi posti, le stesse persone, è una lotta continua contro la routine, bisogna cercare l’entusiasmo per potersi allenare al meglio ogni giorno. Se invece cambi club ogni tre anni è più semplice. Perché non l’ho fatto? Ho costruito la mia carriera su certi valori, tra cui la riconoscenza e il senso di appartenenza verso un club, una squadra e una tifoseria che si sono comportati sempre correttamente con me. L’amore per la maglia è relativo, è probabile che se la Juve fosse stata un club di medio-bassa classifica non avrei passato qui quasi vent’anni.”
POLEMICHE – “Ho abituato tutti a fare massimo uno o due errori all’anno, per questo appena ne commetto uno scattano subito i processi, tutto il Mondo deve dire la propria idea. Oggi che ho 38 anni è più facile attaccarmi, ma di errori ne ho commessi anche a 30 anni, anche a 25, è parte integrante del mio ruolo, ma io sono molto autocritico. Se mi dovessi rendere conto che non sono più lucido, che i miei errori sono dovuti all’età, allora sarò il primo a dire basta. Lione? Evidentemente le critiche mi stimolano. È stato il mio modo di dimostrare che quando smetterò sarò stato io a deciderlo, non finirò la carriera per colpa di un gol subito.”
FINE CARRIERA – “È una cosa a cui ovviamente sto pensando, è vero che dopo 23 anni di carriera, arrivare a 24 o 25 non è un problema. L’obiettivo è quello di giocare il sesto mondiale, sarebbe veramente un onore per me, per questo vorrei giocare massimo un altro paio di stagione. Russia 2018? Esattamente, quella è la mia idea. A maggior ragione se tra due anni dovessi ancora giocare a questi livelli.”
BALOTELLI – “Ho incontrati pochissimi ragazzi buoni come Mario. È veramente un ragazzo d’oro e parlare di lui in negativo è un errore enorme, lui è completamente diverso da come viene descritto. È un generoso, che si fa amare da tutti quelli che lo circondano. È ancora giovane, ha solo 26 anni! Ha ancora dieci anni di carriera davanti a lui.”
VERRATTI – “Penso che sia un talento incredibile. Il suo inizio di stagione è stato condizionato da come ha terminato la passata stagione (con un infortunio che gli ha fatto saltare l’europeo ndr). Bisogna dare tempo al tempo, al momento ci sono ancora io e c’è anche De Rossi, che di certo non è l’ultimo arrivato. Comunque Verratti diventerà sicuramente il leader e il capitano dell’Italia, senza alcun dubbio, ne sono sicuro. Marco sarà al Mondiale in Russia? Certamente, e mi auguro di esserci anche io.”
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