Raiola: "Pogba-United? Risultato di un lavoro di due anni" E sulla TPO..

Raiola: “Pogba-United? Risultato di un lavoro di due anni” E sulla TPO..

Le rivelazioni del procuratore del francese aprono a un possibile caso per i bianconeri

Di Stefania Palminteri

TORINO – In un’intervista al Financial Times Mino Raiola è tornato a parlare del trasferimento di Paul Pogba al Manchester United: “Gli dissi: “penso che tu debba andare in un club che ha bisogno di te, e questo club ha bisogno di te”. Pogba avrebbe potuto andare in qualunque club volesse, ma il Real aveva appena vinto la Champions e sarebbe stato un giocatore trofeo. Il Barcellona ha i suoi tre top in Messi, Neymar e Suarez e la scelta dello United è stato il risultato di un lavoro durato due anni”.

MOURINHO – “Conoscevo Mourinho fin dai tempi dell’Inter e lì c’era una relazione non positiva. Ma credo che Mourinho sia una persona intelligente abbastanza per capire perchè ho fatto determinate cose. Nei club che mi capiscono ho tre o quattro giocatori. E’ successo al Milan, alla Juventus, al PSG e ora allo United”.

TRASFERIMENTO RECORD – “Non posso parlare del contratto che fu sottoscritto, ma in un trasferimento come quello di Pogba non sono solo i due club che ci guadagnano. Se mi hanno dato un compenso dalla Juventus? No, non nel modo in cui pensate. Se ho ricevuto soldi dalla Juve? Devo capire bene come pronunciare questa frase in modo che la Juventus non possa portarmi in tribunale. Allora [dopo una lunga pausa ndr.] sì, in questo accordo la Juventus non era l’unica a possedere i diritti del giocatore”.

THIRD-PART OWNERSHIP? – Le Third-party ownership nel calcio sono state bannate dalla FIFA, ma Raiola si difende: “Quando completanno il passaggio di Pogba alla Juve non erano ancora vietate. Solo dopo, nel 2015. Non sempre, bensì qualche volta prima del divieto, detenevo parte del cartellino di alcuni giocatori. Per Pogba però non era una TPO. Bisogna stare attenti con la definizione legale delle TPO. Diciamo però che in questo caso c’era un surplus per la nostra parte. E per la nostra parte intendo quella del calciatore. E sì, questo non è più permesso”.

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