TORINO – In una lunga intervista al Corriere dello Sport il manager di Gigio Donnarumma Mino Raiola ha parlato del futuro del portiere del Milan che piace alla Juve: “Gigio è il Maradona dei portieri. Può solo crescere e bisogna lasciarlo crescere in pace. Non è uno schiavo e nemmeno un robot. Ci sono 11 top club che si interessano a lui. Manchester United, Manchester City, Barcellona, Real Madrid, Atletico Madrid, Bayern Monaco, Juventus, Napoli, Liverpool, Paris Saint-Germain ed Everton? Il concetto è chiaro. Quando c’è una questione da risolvere, in Olanda si dice: parliamo dell’elefante bianco in camera. Parliamone. Il contratto di Donnarumma scadrà il 30 giugno 2018. Io non ho mai detto a Fassone e a Mirabelli: o firmiamo adesso o non firmiamo più. Se fossimo voluto andare altrove, l’avremmo già fatto, non trovi? Capisco lo stress milanista e le aspettative dei tifosi: Gigio è già un simbolo del club e, per la nuova proprietà, sarebbe l’ideale chiudere la trattativa del rinnovo oggi. Anzi, ieri. Ma Fassone e Mirabelli si sono insediati poco più di un mese fa. Lasciamoli lavorare in pace. Io mi assumo tutte le responsabilità sulla scelta definitiva che faremo. Mi chiedi: c’è possibilità che Donnarumma firmi ancora per il Milan? La risposta è sì. Mi domandi: c’è possibilità che Donnarumma lasci il Milan? La risposta è sì“.
“Vincenzo ha detto che i procuratori devono chiamarlo di meno? Non ho il suo numero di telefono: io non faccio l’allenatore e lui non fa il procuratore. Può dare consigli a Gianluigi può gli vuole bene, ma preferiso che gli dia consigli su come non prendere gol. Gli altri glieli do io. E non dimentichi che Gigio al Milan l’ho portato io, soffiandolo all’Inter. Io non faccio il tassista dei giocatori che seguo, perché i miei giocatori, prima di tutto, sono amici e devono essere felici grazie al mio lavoro. Nel caso specifico, stiamo parlando di un ragazzo di 18 anni, di un fenomeno chiamato già a prendere una decisione fondamentale per la sua vita. Una decisione che sarà ponderata e, certamente, non dipenderà solo dall’ingaggio. Qualcuno crede possa essere questo il problema, con undici squadre che bussano alla porta? Dicono: Donnarumma deve essere riconoscente al Milan. E’ vero, ma anche il Milan deve essere riconoscente a Donnarumma. E a Mihajlovic. Prima di lanciarlo, ha concesso a Diego Lopez ogni opportunità per difendere la maglia titolare. Ma, a 16 anni, Gigio era già così bravo che i suoi compagni si davano di gomito anche in allenamento. E quando Sinisa a Milanello mi ha detto: ‘Mino, domenica faccio giocare il Bambino’, gli ho risposto: fai bene… Conte? Tre anni fa volevo portarlo al Milan: se ce l’avessi fatta, oggi i rossoneri sarebbero campioni d’Italia. Ammiro l’estremismo professionale di Antonio. Ha in corpo una voglia smisurata di vincere. Non mi stupisce ciò che ha fatto al Chelsea”.
“Certo che Zlatan tornerà a giocare. Dove? Vedremo. Lui è davvero il più grande di tutti. E non è l’arrogante e presuntuoso che amano descrivere. E’ un duro, ma onesto e leale. E’ un leader che rispetta tutti, ma esige il massimo impegno. Sono stato accanto a lui per tre settimane a Pittsburgh, negli Stati Uniti, dov’è stato operato il 2 maggio scorso dai dottori Freddie Fu e Volker Mushal. Il nostro rapporto è divenato ancora più forte. L’intervento è perfettamente riuscito e il 24 maggio scorso, a Solna, avete visto quanto fosse felice quando, sia pure claudicando, ha sollevato l’Europa League. Non è vero che Ibra fu ceduto dalla Juve all’Inter a causa di Calciopoli, nell’estate del 2006. L’accordo con l’Inter venne raggiunto sei mesi prima. L’antefatto? Due novembre 2005, Champions League, Juve-Bayern 2-1, Ibra espulso all’89’ per doppia ammonizione. Moggi va su tutte le furie. E nello spogliatoio esplode con me: ‘Dì a Ibrahimovic che il prolungamento del contratto può anche ficcarselo nel c…‘. Ti lascio immaginare la reazione di Zlatan. Se fosse stato ceduto in gennaio, l’Inter l‘avrebbe pagato 90 milioni di euro. Poi scoppiò Calciopoli e a Moratti costò 20 milioni. Al PSG con Thiago Silva per 67 milioni di euro? Sì, ma se fosse dipeso da Ibra, non se ne sarebbe mai andato dal Milan. Tanto che, una sera, Galliani invita me e lui a cena, a casa sua. Adriano chiede a Zlatan: ‘Vuoi andare via?’. Zlatan risponde: ‘No, capo’. Adriano taglia corto: ‘Allora non ti venderò mai. Qui c’è anche il tuo procuratore, stappiamo una bottiglia di champagne. Mino perché tu non brindi?’. Sbotto in una risata: ‘Perché siete due cogl…’. Sapevo quali fossero le difficoltà di bilancio del Milan e quanto le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva ai francesi fossero indispensabili. L’ingaggio dello svedese gravava sui conti per 75 milioni di euro lordi: stante la situazione, venderlo era inevitabile. E sai qual è stata la reazione di Zlatan: per tre mesi non ha risposto alle mie telefonate, per diciotto mesi non ha più rivolto parola a Galliani. E il giorno della presentazione organizzata dal PSG, sono dovuto andare a prenderlo a Stoccolma con un aereo privato”.
di Marco Tarantino
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