TORINO – Tutti gli stadi di serie A saranno aperti, da domani, consentendo l’accesso ad un massimo di mille persone per impianto. Dopo la parziale apertura al pubblico degli eventi sportivi all’aperto, il calcio temeva di restare nel limbo proprio nella giornata inaugurale del massimo campionato, inducendo la Lega serie A ad accentuare la pressione per avere “attenzione e rispetto”, parole del suo presidente, Paolo Dal Pino, da parte del governo e del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. Piu’ che il pressing – con botta e risposta polemico – della seria A, a fare effetto e’ stato il pressing delle Regioni, dopo Bonaccini il Veneto e la Lombardia, col Piemonte pronto. Così in serata è arrivato un via libera ad aprire gli stadi per tutte le partite di A. Un estensione a livello nazionale, “voluta fortemente” da Spadafora, “come esperimento” in vista della verifica del 7 ottobre, quando sulla base dei dati dei contagi si deciderà se aprire ogni stadio con una percentuale in base alla capienza. “Bene l’apertura, ma resto perplesso per il fatto che sia solo per la A: ci sono anche gli altri campionati”, il messaggio del presidente Figc, Gabriele Gravina.
C’era Bonaccini – apripista della scelta dei mille – come presidente della conferenza delle Regioni all’incontro che ha sbloccato la situazione, organizzato dal ministro Boccia con i colleghi Speranza e Spadafora. Da qui al 7 ottobre si lavorerà ancora per dare un contributo condiviso tra governo e Regioni in vista del prossimo Dpcm, anche in base alle valutazioni del ministero della Salute e del Cts sulla curva epidemiologica, per definire una percentuale di ingressi che tenga conto della capienza degli impianti per ogni disciplina. “E’ una sperimentazione per le prossime aperture” ha commentato con soddisfazione Spadafora, spiegando di aver chiesto “con decisione l’allargamento a tutto il territorio della apertura parziale per fare disparità tra le squadre e come sperimentazione in vista delle prossime aperture. L’obiettivo, ispirato in ogni caso alla cautela, e’ “definire un protocollo unico che preveda una percentuale di spettatori in base alla capienza reale degli impianti” per tutti gli sport.
Il percorso però non sarà semplice, perchè se da un lato il presidente della Figc, Gabriele Gravina esprime dubbi sulla mancata estensione del provvedimento di apertura, dall’altro all’interno del Cts c’è chi tiene il piede sul freno della prudenza. “L’apertura degli stadi al pubblico è una bella notizia ma il fatto che il via libera valga solo per la Serie A, e non per gli altri campionati professionistici, mi lascia perplesso – ha detto Gravina – perchè i protocolli di sicurezza sono i medesimi”. A non correre troppo invita il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, componente del Cts, che ritiene auspicabile un atteggiamento prudenziale ma anche una omogeneità di approccio su tutto il territorio” sull’apertura degli stadi. Insomma, se per la serie A si possono fare, e si faranno, riflessioni, per i campionati in generale ci sarà forse da attendere. Spadafora non ci stava a finire nel vortice delle critiche.
“Non si comprende la ragione delle motivazioni secondo le quali il governo ha dato il via libera all’apertura parziale degli stadi solo in serie A”. Lo rende noto la Lega B, dichiarando di ritenere la decisione “irrazionale”. “Questo – continua la Lega B – considerando che i protocolli di sicurezza sono i medesimi per tutti campionati professionistici e che la B ha un valore sociale ed economico fondamentale. I club risulterebbero gravemente penalizzati dal punto di vista economico e della passione dei tifosi, aspetto fondamentale anche per la regolarità del campionato. L’auspicio – conclude la Lega – è che ci possa essere al più presto da parte del governo una decisione uniforme per la serie B e tutti i campionati professionistici con una ratio che preveda in piena sicurezza l’apertura ad una percentuale di tifosi come avvenuto in vari sistemi europei”. (ANSA).