I testi biblici, il ritorno del figlio prodigo, eccetera, eccetera. Non scomodiamo nessuna sacra scrittura, non ce n’è bisogno, e andiamo dritti al punto: il ritorno di Antonio Conte sulla panchina della Juventus sarebbe cosa buona e giusta. Ma andiamo con ordine. Tutto è iniziato ieri – anche qualche giorno prima, per via di alcune anticipazioni – quando l’ex tecnico e giocatore della Juve è stato ospite di Francesca Fagnani, su Rai 2, nel salotto di Belve. Tanti i temi toccati: dal calcio, passando per la vita privata, fino alla panchina. E delle tante panchine sedute particolare attenzione l’ha dedicata a quella bianconera tanto da arrivare a dire di essersi pentito di averla lasciata: “L’addio più sofferto è stato quello alla Juventus, dopo 3 anni. Per le piccole cose vedi grandi problemi”.
Un addio sofferto e le altre esperienze
Piccole cose, grandi problemi. A cosa fa riferimento Conte? Difficile a dirsi, potrebbe essere la qualunque, d’altronde il suo carattere pretenzioso e volubile, oltre che noto, è ben emerso nella sua intervista. Tutto per quella ossessione viscerale che è la vittoria: “Se perdo è un lutto, mi sento male, perdere è come morire”. Chissà cosa aveva odorato alla vigilia del suo addio, Conte, forse una pienezza nei suoi giocatori o una generale sensazione appagamento dopo tre scudetti vinti. E invece venne il tempo di Max, che di scudetti che ha portati a casa altri 5. E forse, chissà, il pentimento è iniziato a maturare lì. Ben stemperato dai successi collezionati altrove: la bella esperienza con la Nazionale ed i titoli ottenuti con il Chelsea e con l’Inter. Proprio lei, la nemica di sempre.
Un cerchio da chiudere
Nemmeno la parentesi all’Inter lo ha portato ad inimicarsi il popolo bianconero che dopo le parole dette e quelle non dette – “Ho un sogno, ma non dico qual è” – ha reagito inondando il web di messaggi di speranza e di incitamento che potremmo sintetizzare in una parola d’auspicio: ritorno. Insomma: a Conte piace ancora la Juve e agli juventini piace ancora Conte. Un suo ritorno non sarebbe solamente una cosa giusta ma forse – quando sarà, chissà quando – la migliore possibile per chiudere un cerchio iniziato proprio grazie a lui. Lui, che ha rimesso a posto non solo la squadra della Juve ma pure il suo DNA riabituandolo, come storicamente è, all’ossessione politica della vittoria. Poi l’allegrisimo macchiato di sarrismo e poi di nuovo allegrismo. Tornare a Conte chiuderebbe il cerchio. L’eterno ritorno dell’uguale non è mai stato così romantico. Chissà.