di Marco Bongianni
TORINO – Mancano poche ore alla super sfida di campionato tra la Juventus e l’Atalanta: alle 18:30 di questa sera, infatti, le due squadre scenderanno sul campo dell’Allianz Stadium per un big match d’alta classifica. La gara, valevole per la dodicesima giornata del campionato di Serie A, sarà importante sia per gli uomini di Pirlo che per quelli di Gasperini, chiamati a proseguire nella loro rincorsa ai primi posti. Abbiamo parlato di questa partita insieme a Manuel Belleri, ex giocatore di Atalanta e Lazio, che ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva alla nostra redazione, raccontandoci anche della sua esperienza come calciatore e come dirigente.
Oggi andrà in scena la super sfida tra Juventus e Atalanta: cosa dobbiamo aspettarci da questa partita?
“Sicuramente è una partita molto interessante e l’Atalanta, al di là di qualche piccola défaillance, la vedo una squadra molto tosta e organizzata. Ha avuto qualche polemica durante la settimana, ma ha passato il turno di Champions, quindi questo la dice lunga sulle potenzialità di questa squadra e sulla grandiosità dell’allenatore, che secondo me sta facendo grandissime cose. La Juventus a volte è un po’ un incognita: ha cambiato l’allenatore, ma credo che stai facendo abbastanza bene. Bisogna dargli del tempo. Pirlo è un ragazzo che conosco da quando ci incontravamo sul campo e nel suo staff c’è anche Baronio, con cui ho condiviso lo spogliatoio della Lazio, quindi sono molto affezionato a questo e sono molto contento che entrambi possano fare parte dello stesso staff. Secondo me, questa sarà una partita molto bella da vedere e spero che ci siano tanti gol e, soprattutto, che giochino un buon calcio“.
Molte squadre in pochi punti e tante competitività: chi può giocarsi lo Scudetto quest’anno? L’Atalanta può entrare nella corsa?
“Io adesso sto lavorando per il Milan a Tokyo e credo che la società stia facendo veramente un ottimo lavoro. Siamo primi in classifica e questo è qualcosa di inaspettato, ma si erano visti dei segnali importanti già l’anno scorso. Quindi il mio augurio è di vedere il Milan a fine campionato nella stessa posizione. Sicuramente sarà difficile, perché ci sono squadre molto attrezzate, che sono rimaste un pochino indietro anche a causa della pandemia, con giocatori non disponibili e quindi con una difficile rotazione dei giocatori. Mi auguro che i rossoneri possano trovarsi primi in classifica a fine stagione, ma credo sempre che la Juventus alla fine abbia qualcosa che fa molta paura: è una squadra che può accusare delle difficoltà, ma alla lunga esce fuori, perché è una società che è organizzata molto bene. Le squadre che si giocano lo Scudetto, anche per un discorso di punti, saranno il Milan, la Juventus e il Napoli, che mi piace tantissimo, con un ex rossonero come Gattuso che sta facendo molto bene. La Lazio, nel frattempo, sta facendo una grandissima Champions League, mentre in campionato sta facendo un po’ più di fatica. Ma come ho sempre detto, la pandemia purtroppo ha creato grosse difficoltà a tutte le squadre; chi riesce a trovare un equilibrio per questa cosa può avere un vantaggio enorme sulle altre”.
Con la maglia della Dea hai affrontato la Juve nel 2007: cosa significa per un calciatore giocare contro la Juventus? Cosa si vive nei giorni che precedono la sfida?
“A quel tempo era una Juventus difficilissima da affrontare, con giocatori che erano quasi tutti top player. Quindi, preparare una partita con la Juve per le squadre medio-piccole è molto importante, perché spesso è la partita dell’anno e c’è grandissima emozione e grandissima tensione. Nel frattempo, però, c’è anche quello spirito di poter fare una grande partita e di poter entrare nella storia per aver vinto contro la Juventus: questo sicuramente è un grande stimolo per le squadre che affrontano la Vecchia Signora“.
Da diversi anni vivi a Tokyo, dove ti occupi dell’Academy del Milan. Qual è il rapporto tra il Giappone e il calcio? Personalmente, che cosa ti sta dando questa esperienza?
“Io vivo qui a Tokyo da 6 anni ed è un’esperienza fantastica: faccio il direttore tecnico e insegno agli allenatori quella che è la filosofia del Milan. Nel frattempo, gestisco anche una squadra e faccio l’allenatore. Per me è un’esperienza fantastica, la città è stupenda e ho imparato a parlare tre lingue: italiano, inglese e giapponese, cosa che prima non avevo perché parlavo solo la prima. Per quanto riguarda il calcio, il livello rispetto all’Europa è un pochino più indietro. Giocatori importanti ci sono e c’è grande qualità, soprattutto a livello tecnico: mi ricordo i vari Nakata, Nakamura, Honda, grandissimi giocatori con un tasso tecnico molto importante, perché qui la cura della tecnica è qualcosa di fondamentale. A livello fisico fanno ancora un po’ fatica, perché il giapponese di per sé non è così strutturato ed è difficile trovare qualcuno alto 1,90 (ride, ndr); quindi, il livello fisico è una piccola pecca. Nel frattempo, però, stanno crescendo moltissimo. Anche dal punto di vista culturale il Giappone è eccezionale. Tokyo è una città veramente grande e bellissima. La cultura è differente dalla nostra e, per questo, bisogna un pochino allinearsi a quelle che sono i loro modi di ragionare, di lavorare e di pensare. Però, è un qualcosa che va a riempire il mio bagaglio personale“.
L’ultima domanda, per salutarti e ringraziarti. Hai giocato praticamente in tutte le categorie del calcio italiano, toccando quasi le 150 presenze in Serie A: qual è il momento più significativo della tua carriera?
“Il momento più significativo è quando sono approdato alla Lazio, perché è stato il mio punto più alto a livello calcistico, soprattutto perché siamo arrivati in Champions League. Ci ero arrivato anche con l’Udinese, però, la piazza di Roma è qualcosa di speciale: chi ha giocato lì, o magari a Milano, Barcellona o Madrid, la dipinge come una delle piazze migliori in assoluto dove un giocatore, quando arriva, si sente effettivamente giocatore al 100%, sotto tutti i punti di vista. L’esperienza alla Lazio, dunque, è stato qualcosa di indimenticabile, qualcosa che ho vissuto abbastanza bene, giocando un po’ di partite. I tifosi sono stati un’immensa gioia, un qualcosa di clamoroso che mi porterò sempre dentro, perché è stato qualcosa di veramente emozionante”. >>> E intanto, parlando di mercato, ci sono 11 nomi nei sogni di Pirlo per una formazione totalmente nuova, ecco come sarebbe! <<<
Ringraziamo gentilmente Manuel Belleri per la sua disponibilità e per quello che ci ha raccontato.