TORINO – Una delle emozioni più forti che il calcio regala è la scoperta di un talento e misurarne poi la crescita. Quella di Mauro German Camoranesi è una storia esemplare in tal senso, valutato prima come avversario e poi esploso definitivamente nel suo passaggio da Verona a Torino.
IL SUDAMERICANO
Quando arriva in Italia nel 2000, l’argentino Camoranesi ha 23 anni e un’esperienza non legata esclusivamente alla sua patria d’origine, avendo giocato in Messico e Uruguay. Sono 51 le partite disputate in Serie A nei suoi primi 2 campionati. Hurrà Juventus citerà in seguito come sue principali caratteristiche la tenacia del suo gioco e la capacità di vedere la porta, qualità che i bianconeri vedranno direttamente nella sfida del Bentegodi nel 2001-02, quando il numero 13 gialloblù non solo va in gol, ma si dimostra un giocatore dalla spiccata personalità.
LA GRANDE OCCASIONE
Nel 2002, Camoranesi è il quattordicesimo argentino a vestire la maglia bianconera, proseguendo una tradizione inaugurata da Renato Cesarini e che ha avuto fino a quel momento in Omar Sivori il suo elemento di maggior spicco. Per quanto sia facile la tentazione di cercare paragoni con altri giocatori, appare evidente come Mauro sappia che è arrivato il momento di dare una svolta definitiva alla sua carriera: «Questa è l’occasione, la grande occasione della vita che un calciatore come me deve poter sfruttare al meglio delle proprie possibilità. lo sono stato scelto dalla Juventus, una sorta di mito per chi pratica questo sport, una leggenda contemporanea del calcio mondiale. Questa chance va va difesa e capitalizzata ad ogni costo…».
SCOPRIRE LA JUVE
Marcello Lippi accoglie il nuovo acquisto enunciando il suo programma: «Vorrei che tutti entrassero subito nella mentalità bianconera, che ognuno capisse la parte che gli tocca, ciò che gli permetterebbe di integrarsi in fretta». Mauro non è preoccupato dalla nuova responsabilità, anzi si sente stimolato nelle intenzioni. E quando Hurrà gli chiede una sua presentazione, risponde così: «Sono un centrocampista di fascia con propensioni offensive, in grado di fornire assist, ma anche qualche giocata di qualità. Questo è il mio bagaglio tecnico che metto a disposizione di Lippi e della Juventus, convinto in ogni caso di entrare in un gruppo di supercampioni».
L’ARCOBALENO
Le aspettative sono tante, la risposta sul campo è immediatamente all’altezza. Al suo debutto Camo si aggiudica il primo trofeo della stagione, la Supercoppa italiana. In campionato gioca 90 minuti nel 3-0 sull’Atalanta. Ed in Europa, nell’esordio in Champions League contro il Feyenoord, va in gol ed è una rete capolavoro. Un gol descritto da Hurrà come «un improvviso e bellissimo arcobaleno a illuminare la notte olandese, un arcobaleno che nasce dal vertice dell’area per finire appena sotto la traversa, una traiettoria impossibile da intercettare per il portiere Zoetebier». Non male per uno che riteneva di considerarsi «un atleta sconosciuto» al grande pubblico, «soprattutto quello europeo».
MISTER CAMO
«Qui è tutto molto organizzato e molto preciso, tutto ha terribilmente senso. C’è più pressione, è un habitat diverso, ma oltre la constatazione che questo sviluppo della professione è più impegnativo, c’è la mia piena disponibilità per aderire al sistema e per dare il massimo». La prima impressione di Camoranesi arrivato alla Juventus è riassunta perfettamente in questo pensiero. E sulla base di questo, Mauro stabilirà un legame duraturo e profondo, ancora molto vivo anche oggi che ha intrapreso la carriera di allenatore e la esercita in Slovenia, nel Maribor.
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