Ecco l’intervento di Zuliani a Bianconeranews.it dopo la vittoria della Juve con il Lecce. La sua analisi parte dalla fine dei primi 45′: “Finisce il primo tempo tra Juventus e Lecce. Meno applausi e più fischi. Ma non quelli dello Stadium che quando manca la parte di curva organizzata sono un classico stile teatro. Io parlo dei giocatori, del campo. Il pubblico può aiutare, certo, ma le partite le vincono i giocatori. In un primo tempo dove la Juve ha faticato le fatidiche sette camicie per uscire palla al piede dalla pressione leccese, i giocatori si applaudivano per le intenzioni di passaggio, sistematicamente errate. La Juve è la Juve non il Lecce, con tutto il rispetto. Se devi dare un segnale ai tuoi tifosi devi essere cattivo, incavolato, determinato. Dovete urlarvi in campo, stimolarvi. Non dovete lamentarvi se il compagno sbaglia ma un urletto ogni tanto ci vuole, per dare la sveglia. Sicuramente non vi dovete applaudire perché non avete nessun merito per compiacervi. È stato deprimente vedere Rabiot sbagliare passaggi elementari, Milk non stoppare il pallone, Locatelli sparire inghiottito dagli avversari, Fagioli tergiversare, Cambiaso impaurirsi.”
E poi: “Questa squadra sembra Chiesa e pochissimo altro e non sono i moduli, gli schemi o le parole che fanno la differenza, Sono le giocate, quelle che ti cambiano le partite e che si sono viste nelle vittorie di Udine ed Empoli e in quella casalinga contro la Lazio. E non basta l’assist di Rabiot per il gol di Milik a cambiare il giudizio ma per cambiare la partita è sufficiente. Ecco che la testa è sgombra dai cattivi pensieri e riesce tutto meglio. La Juve non gioca certo bene ma più leggera. Non ha timore a fare le giocate come quella col tacco di Fagioli che allietano un pubblico imbronciato. La Juve non è una grandissima squadra ma basta avere più convinzione e contro il Lecce in casa si può vincere. Basta poco per trasformare i fischi del primo tempo in applausi finali: fare la Juve anche quando non si è più tale. Insistere dopo essere passati in vantaggio alla ricerca del raddoppio. Aiutarsi e lottare per vincere e sperare. Ecco, basta così poco a volte che si portano a casa i tre punti che valgono il terzo posto. Una vittoria che può pesare più di quanto sembri. Ma in campo bisogna cambiare rapidamente registro. D’Aversa, che noia..”