Gabriele Zerbo, compagno di squadra di Dybala ai tempi del Palermo, ha rilasciato delle dichiarazioni a Juventusnews24, parlando della Joya. Ecco le sue parole: “Lui come tanti altri è arrivato a Palermo come uno dei tanti investimenti che faceva Zamparini all’epoca. Gli piaceva fare queste scommesse e prendere ragazzi giovani dall’estero, portarli a Palermo e sperare che due o tre riuscissero a fare carriera. Lui è stato sempre un imprenditore nella vita e faceva così anche nel calcio. Quando Dybala è arrivato si è visto subito che aveva i colpi, però lui aveva un problema di crescita. Per questo a volte convocano i giovani della Primavera come me e non lui perché era ancora troppo piccolo dal punto di vista fisico. Anche quando veniva a giocare con noi della Primavera faceva fatica fisicamente. Zamparini, comunque, ha creduto in lui e decise di farlo curare e di fare in modo che riuscisse a crescere anche fisicamente”.
Sulla tecnica del calciatore argentino: “Sappiamo tutti che giocatore è Dybala. A me ha sorpreso la sua tenacia e il suo crederci. In quegli anni il presidente Zamparini ci credeva, ma vedeva che faceva fatica fisicamente. A me colpì che lui aveva la testa dura…e lui sapeva che in qualche modo sarebbe riuscito a farcela. Tecnicamente era forte, ma quando si andava a contrasto con lui, anche con un semplice spalla contro spalla, lui non reggeva e quindi le sue doti tecniche facevano fatica ad emergere. Però lui era proprio dura di testa e te la faceva vedere ugualmente. A me sorprese molto questo. Adesso Dybala lo conoscono tutti, ma molti non sanno che anche quando faceva fatica, non ha mollato nemmeno un secondo. Lui ci credeva e anche noi perché, viste le doti, era un peccato non vederlo emergere. Da lì è nato anche il soprannome U Picciriddu, proprio perché sembrava un bambino. Tutto lo chiamavano così, anche noi compagni di squadra”.
Sulla parte umana del classe ’93: “Io ho avuto la fortuna di stare sempre in prima squadra dopo aver esordito, pur avendo appena 16 anni, e la domenica ogni tanto andavo a giocare con la Primavera se mi convocavano. Io tutta la settimana stavo con la prima squadra e posso dire che Dybala era un ragazzo molto semplice. Uno poteva pensare che, venendo dall’estero, potesse essere una persona timida o scontrosa perché comunque non è mai facile ambientarsi. Lui invece era un ragazzo solare, scherzava sempre. Spesso mi capitava di ridere anche in campo con lui e con gli altri compagni. Era un bravissimo ragazzo”.
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