Zeman attacca: "Ripeterei le dichiarazioni su doping e Calciopoli"

Zeman attacca: “Ripeterei le dichiarazioni su doping e Calciopoli”

Zdenek Zeman
Zdenek Zeman, allenatore, ha analizzato la situazione del calcio italiano, parlando anche della Juventus e della Serie A.

Zdenek Zeman, ex allenatore tra le altre di Roma e Foggia, ha rilasciato delle dichiarazioni a Libero, toccando diversi temi. Ecco le sue parole: “Se mi sono pentito di aver fatto certe dichiarazioni? Se oggi ci fossero gli stessi problemi di allora, ripeterei per filo e per segno quello che dissi all’epoca. Ricordo che nel 1999, al mio secondo anno alla Roma, arrivammo quinti con 21 punti sottratti per strani errori arbitrali. Ora sono fuori dal calcio, come le dicevo, e spero che vicende simili, o come quella capitata a Palomino, rimangano fatti isolati. Ma dicono che le cose siano cambiate. Non è così?”.

Sul calcio italiano: “La preparazione fisica perfetta è la base del risultato che si ottiene, poi, in campo. Oggi vedo alcune squadre, anche top, allenarsi poco. I giocatori sono stanchi dopo due corsette, si mettono le mani ai fianchi. In Inghilterra corrono il doppio e si allenano meglio. I giocatori tengono troppo la palla e camminano. Rallentano tutto. Non velocizzano, non mangiano il campo. Così è difficile essere competitivi in Europa. La disciplina è cambiata rispetto a un tempo, ma in meglio o in peggio? Tutti dicono che c’è progresso in tutti i settori della vita, facciamo quindi finta che sia cambiato in meglio. Se il calcio deve essere solo business, hanno ragione loro, ma io lo considero ancora uno sport. Ho sempre considerato il calcio un mezzo per non far dormire la gente allo stadio. Convinzione che mi veniva dalla pratica sportiva che ho fatto all’Università dello Sport a Praga dove giocavo a pallamano e a hockey su ghiaccio. Amo lo sport puro mai schiavo del business, fatto di divertimento, ma anche di lavoro estremo”.

Sulle vittorie: “Non mi è mai importato vincere a tutti i costi, quella è una regola arida oggi in voga, purtroppo anche in squadre che vorrebbero vincere in Europa. Ai miei giocatori dicevo: segnate un gol in più dell’avversario. Giocate con gioia. E non è vero che disdegnassi la fase difensiva, la regola era cercare il risultato attraverso la bellezza. In Italia noto la tendenza di ricreare un campionato vario con sette sorelle, come una volta: Juve, Inter, Milan, Roma, Lazio, Napoli e Fiorentina. Tra di esse mi convince di più il Milan”.

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