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L’attaccante della Fiorentina Dusan Vlahovic, obiettivo di mercato della Juventus, ha parlato intervistato dai microfoni di DAZN: “A Firenze si sta da Dio direi. Sono arrivato quando ero molto, molto giovane, quando per la prima volta mi sono allontanato dalla mia famiglia. Questa è la mia seconda casa. Io sono sempre sincero. Noi ragazzi venuti dai Balcani facciamo le cose più con il cuore che con il cervello. Sentivo che dovevo restare, è una scelta che ho fatto parlando anche con la mia famiglia e i miei amici. Qui posso crescere ancora e fare un passo in avanti, fare tanti goal e assist e vincere molte partite. Il resto come viene viene”.
“I rischi possono essere tanti, ma una vita senza un minimo di rischio non vale la pena viverla. Ci sono tanti esempi di giocatori che hanno rischiato. Mi viene in mente Totti con il suo cucchiaio contro l’Olanda. Io ho fatto un cucchiaio in finale di Coppa Italia Primavera contro il Torino. All’andata avevamo vinto 2-0 ed io segnai su rigore e nei giorni successivi leggemmo le interviste dei giocatori del Torino che non parlavano di partita rubata, però di cose così. Ai miei compagni ho detto all’ora che se avessimo avuto un altro rigore avrei fatto il cucchiaio. Singo ha fatto fallo su di me ed ho fatto il cucchiaio. Se sono pazzo? Sì”.
“Italiano è uno dei motivi per i quali ho deciso di restare a Firenze. Dopo il ritiro mi sono detto ‘Con questo ci si diverte ragazzi’. Ti sta sempre addosso, ti corregge al minimo sbaglio e questo mi piace, perché con uno così puoi solo crescere. Mi dice ‘Mettiti sotto canestro come Shaquille O’Neal’. Vuol dire che devo proteggere il pallone”.
“Haaland è una macchina da goal, un robot. Mi piace, lui è sicuramente più veloce di me, ma per il resto ce la giochiamo. Chiesa è mostruoso. Avevamo un rapporto bellissimo e gli auguro tutto il meglio. Di me non parlo, mi devo solo allenare senza pensare a tante cose”.
“Devo ringraziare Cesare Prandelli. Nemmeno un padre avrebbe fatto da allenatore ciò che lui ha fatto per me. Devo ringraziare Ribery che considero un fratello maggiore. Ci sono stati periodi nei quali abbiamo parlato per ore ed ore. Il mio idolo? Mio padre è il mio idolo, insieme a mia madre e mia sorella. A livello calcistico mi piace di più Ibrahimovic, anche per il suo carattere e per il fatto che non ha mai mollato. Non mi sento un ‘Ibra’. Ci siamo parlati dopo una partita a Firenze. L’ho aspettato fuori dallo spogliatoio, mi ha dato la sua maglia, l’ha firmata e ci siamo fatti una foto. Mi ha scritto una dedica nella nostra lingua e mi ha detto di non mollare mai. Ora quella maglietta è un quadro”.
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