Andrea Pirlo e la sua Juventus hanno ricominciato a correre con la vittoria contro il Crotone di lunedì sera, arrivata dopo le due sconfitte in campionato contro il Napoli e in Champions League contro il Porto. I bianconeri hanno riniziato a correre in campionato e hanno messo il mirino sull’Inter prima in classifica, distante 8 punti ma con una partita in più. I bianconeri sono determinati a non commettere più errori ed a cercare di ridurre lo svantaggio dagli antagonisti nerazzurri.
La rincorsa continuerà sabato, quando i bianconeri andranno di scena contro il Verona, con una formazione falcidiata da assenze e squalifiche, che dovrà portare a casa la vittoria per non perdere il passo delle prime della classe. Chi mancherà ancora ad Andrea Pirlo è Paulo Dybala: l’argentino ancora soffre per il dolore al ginocchio, e la sua situazione è stata spiegata da Fabrizio Tencone, ex medico della Juve e ora direttore di Isokinetic Torino, che ha parlato ai microfoni di Tuttosport.
“Ci sono tre gradi di lesioni. Nel terzo grado c’è una rottura completa del legamento, nel secondo una rottura parziale, nel primo una rottura minima. Dunque nel caso di Paulo Dybala l’infortunio è di gravità limitata. Peraltro l’aspetto fortunato è dovuto al fatto che il legamento collaterale mediale guarisce, al contrario di altri legamenti del ginocchio, ad esempio il crociato. Ma proprio perché il legamento guarisce, formando una piccola cicatrice, continua a far male per molto tempo: continua cioè a dare delle fitte, o piccole fitte. Questo aspetto peraltro spesso spaventa l’atleta, che teme di non essere a posto. Invece è proprio la rigidità da guarigione a dare la sensazione che il legamento “tiri”. Soprattutto in una tipologia di gioco come quella di Dybala che è fatta di torsioni, di cambi di direzione, di tanto lavoro calciando a giro, di piatto. Si tratta di movimenti che sollecitano molto il collaterale mediale. Bisogna assicurarsi che la riparazione sia avvenuta, con le risonanze. Ma in generale, tendenzialmente, queste fitte sono fastidiose ma non pericolose. Possono riproporsi anche a distanza di 3-4 mesi dall’infortunio, magari dopo un contrasto o uno specifico movimento, ma non sono motivo di allarme.”[fncvideo id=657030 autoplay=true]
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