Tardelli: "Zoff persona speciale, potevo allenare la Nazionale italiana"

Tardelli: “Zoff persona speciale, potevo allenare la Nazionale italiana”

Marco Tardelli ai Mondiali dell'82
Marco Tardelli, ex calciatore, ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera, parlando anche del rapporto con Zoff.

Marco Tardelli, ex calciatore della Juventus, ha rilasciato delle dichiarazioni a Il Corriere dello Sport, toccando diversi temi. Ecco le parole sul rapporto con Zoff: “Ti racconto solo questa, che spiega tutto. Arrivo a 20 anni alla Juve, mi avevano pagato molto. Ero un ragazzino permaloso. Gli anziani un giorno si misero a giocare con me. Mi prendevano in giro. Tornai triste a casa. L’unico che ebbe la sensibilità di capire fu Dino. Mi chiamò nel pomeriggio: “Ma che cazzo stai facendo? Stavamo scherzando, devi imparare a non essere permaloso. Capii allora che mi voleva bene, che era una persona speciale di cui mi potevo fidare”.

Sulla possibilità di allenare la Nazionale italiana: “Sogno irrealizzato? La panchina della Nazionale azzurra. Ci sono arrivato vicinissimo più volte. Se accetterei una panchina? Non ci penso proprio. Sto bene così. Quando stavo in panchina ho sempre cercato di comandare, oggi non sarebbe possibile, a parte rarità come Mourinho. Il calcio è cambiato. Gli allenatori contano meno. Su Paolo Rossi? C’era stato lo scandalo del calcio scommesse, Paolo si presentò con quattro chili in meno e pochi minuti nelle gambe. Aveva giocato appena tre partite. Insultavano Bearzot perché aveva escluso Pruzzo e Beccalossi. Dicevano che aveva portato ai mondiali i suoi amici”.

Sul Mondiale del 1982: “Non si vinceva un mondiale da 44 anni, dalla Nazionale di Pozzo. Era un periodo difficile per il Paese. Il terrorismo, l’economia in crisi, il calcio scommesse…Grandi uomini come Sandro Pertini ed Enzo Bearzot. Ci mise la faccia contro tutto e tutti, il ct, quando ci massacravano e poi la favola l’ha lasciata a noi. Si è tirato indietro perché noi ci prendessimo tutti gli elogi. Bearzot? Mi parlava ore e ore, di notte quando non dormivo, di letteratura, di politica, di Dio. Era un comunista che andava a messa tutte le domeniche”.

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