Szczesny: "Alla Juve si gioca per i trofei. Ritiro? Ho già una data"

Szczesny: “Alla Juve si gioca per i trofei. Ritiro? Ho già una data”

Wojciech Szczesny
Szczesny ha parlato a 360° del suo passato, presente e futuro: per il portiere la Juve sarebbe una squadra con l'obiettivo di vincere sempre

Ospite di punto a Junior Reporter su YouTube, Wojciech Szczesny ha parlato di calcio e Juventus, toccando vari argomenti. Tra le altre cose, il portiere bianconero ha parlato del suo lungo trascorso alla Vecchia Signora, svelando i suoi pensieri per il futuro. Ecco alcuni dei passaggi più interessanti dell’intervista.

La mentalità della Juventus

Sui sette anni alla Juventus, Szczesny ha detto: “Non posso immaginare di poter giocare in una squadra che lotta per obiettivi importanti. Qui si parte con l’obiettivo di vincere dei trofei e questo mi stimola per rimanere sempre concentrato. Ogni tanto non riesco, sbagliamo tutti. Per diventare campioni bisogna non avere paura. Da giovane hai paura dei tiri forti, a volte fa male ma per poco tempo. I primi due anni avevo paura del pallone, il mio preparatore diceva sempre: ‘Meglio un naso rosso che un gol preso’. Meglio una pallonata in faccia ma parata. Bisogna trovare la gioia nelle cose che facciamo”.

Szczesny sul ritiro

Il portiere della Juventus ha poi risposto su un possibile ritiro dai campi da gioco: “Una data nella mia testa ce l’ho, vorrei essere più disponibile per la mia famiglia. Ma dire che ho deciso no, non sono sicuro. Quando capirò che non sono più importante per la squadra, sarà il giorno che deciderò di ritirarmi”.

Da portiere ad attaccante

Infine, su uno Szczesny in altra veste in campo ha detto: “Ancora oggi vorrei fare l’attaccante. Io ho iniziato da attaccante, ero molto più alto di tutti gli altri. Ma ero scarso. Il mio allenatore mi ha detto di provare in porta: mio padre era un ex portiere e mi fa piacere dire che sono diventato molto più forte di lui. Quando ti senti forte, ti dà autostima a fare bene. Ogni tanto devo andare fino a centrocampo, capita quando la palla è fuori e devo dire qualcosa a un mio compagno. Sognavo sempre di fare gol, da portiere mi è capitato un paio di volte di andare in area avversaria. Ma non sono mai andato vicino a fare gol. Non saprei come esultare: ma se devo andare in area è perché siamo in svantaggio e a me non piace. Spero di non doverlo mai fare, ma sarebbe bello”. 

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