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L’ex calciatore del Milan Andry Shevchenko ha parlato intervistato dai microfoni de La Repubblica, ai quali ha concesso una lunga intervista, tornando anche sulla finale di Champions League giocata a Manchester contro la Juventus, vinta grazie al suo gol nell’ultimo rigore: “Il mio manifesto, la mia più grande vittoria. La cosa più difficile è non cambiare idea nei 50 metri dalla metà campo al dischetto.”
“La mia unica possibilità di farmi vedere fuori dall’Ucraina era la Coppa. E siccome con Lobanovskyi la Dynamo Kiev faceva ottimi risultati e io ero al centro di quel progetto, Braida e Galliani sono venuti a vedermi. Per questo poi ho avuto la possibilità di finire al Milan”.
“Superlega? Così si distrugge il calcio, la tradizione. La formula che hanno inventato non l’ho capita. Negli Usa il modello di business è anche migliore di quelli europei. Però ci sono dei principi base: la squadra peggiore sceglie il migliore giocatore e poi non è vero che non giocano per il successo. Il calcio ha bisogno di spettacolo e lo spettacolo di soldi. Ma come ha detto Guardiola, non ha senso creare un torneo in cui rimani sempre. È un progetto presentato malissimo, distruggerebbe Paesi come il mio e tanti altri in cui sono nati grandi talenti. E sarebbe un danno verso la cultura del calcio. Il modello della Champions è stato modificato nel tempo, ma dà a tutti la possibilità di partecipare”.
“Pallone d’Oro? Mbappé. È troppo più forte. È imprendibile, a sinistra, a destra e in area, fiuta gli spazi. Ha rapidità, dinamismo, attira l’avversario, ha la scintilla, è elegante. E migliorerà, ha sentito presto l’inno della Champions.”
“Var? A me piacciono precisione e giustizia: prima rimaneva il dubbio. Poi qualcosa si può aggiustare. Per esempio il fuorigioco. Per me si deve basare sul baricentro del calciatore, dal ginocchio al petto. Lasciamo stare i piedi: è fuorigioco se il baricentro è in fuorigioco, altrimenti no.”
“Il calcio moderno deve divertire, ma con equilibrio finalizzato al risultato: giocando bene, hai pi possibilità. Non ho paura di puntare sui giovani: Shaparenko, Zabarnyi, Mykolenko. Tra quelli più grandi ho giocatori solidi, come Malinovskyi e Zinchenko. Europeo? Iniziamo a passare il girone, poi vedremo se affronteremo l’Italia. Lo dissi subito: non giudicate solo dal risultato. Lavoro e potenzialità si vedevano: livello alto, intensità, qualità soprattutto a centrocampo: Verratti, Jorginho, Insigne”.