In attesa della semifinale di Europa League, nel quale la Juventus affronterà in trasferta il Siviglia, ha parlato Aldo Serena. Sulle pagine di Footballnews24.it, l’ex giocatore della Juventus ha disaminato i vari temi riguardanti la Vecchia Signora. Uno dei principali è quello riguardante l’attaccante Dusan Vlahovic. Sulla punta serba, Serena ha detto: “Mi ricorda Vieri. Questo perché è mancino, sa difendere bene la palla, è potente, forse sotto il profilo tecnico ha anche qualcosa in più. Mi raccontano di un giocatore scrupoloso e che si allena sempre con giudizio e rigore. Di lui ho grande stima; gli sta solo mancando serenità dopo l’infortunio. Deve stare tranquillo e rilassato, lavorare sotto il profilo psicologico e mentale, abbandonando la foga e quella voglia continua di dover sempre spaccare il mondo. Gli consiglio di distrarsi e di non pensare sempre al gol”.
Per avere la meglio contro il Siviglia, secondo l’ex Juventus i bianconeri non dovranno risparmiare le loro armi migliori. Ecco cosa ha detto: ““Oltre alla rapidità tecnica di Chiesa, dovranno essere decisivi i calci piazzati. Questo sfruttando la fisicità di giocatori come Gatti, Bremer, Vlahovic e Rabiot. Inoltre, servirà prudenza, non bisognerà esporsi troppo, vista la facilità con cui il Siviglia trasforma l’azione difensiva in offensiva in pochissimi secondi. Nella prima partita, la Juventus ha costruito molte occasioni da rete nel secondo tempo. L’ho vista determinata, attenta, con i valori di un tempo, mentre con il Siviglia non è stato così”.
Nell’intervista, Serena ha avuto modo anche di confrontare l’attuale allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, con la leggenda Giovanni Trapattoni. Secondo l’ex Juve: “Sono due allenatori prudenti, che badano molto alla fase difensiva e cercano sempre di non scoprirsi, questo li accomuna. In particolare, l’eclettismo di Trapattoni era il suo segreto. Ha sempre avuto la capacità di essere duttile e di capire le situazioni, adattandosi a soluzioni nuove. Lo hanno sempre descritto come un sergente di ferro; a volte lo era, altre diventava un amico, un confidente con il quale poter parlare anche delle proprie situazioni personali. Riusciva sempre a capire il momento, usando in maniera appropriata a volte il bastone, altre la carota”.
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