Ieri la Juventus si è aggiudicata il Derby della Mole contro il Torino per 1-0. Una vittoria importante per i bianconeri, reduci dalla sconfitta contro il Milan e poi da quella contro il Maccabi Haifa, che ha compromesso le possibilità di qualificazione agli ottavi di Champions League. E proprio dopo il disastro in Israele, era intervenuto il presidente Andrea Agnelli, con parole dure: “E’ il momento di assumerci le nostre responsabilità. Sono arrabbiato e provo vergogna. Il calcio è un gioco di squadra, si vince e si perde in 11”. E su Allegri era stato molto chiaro: “Non è colpa dell’allenatore se non vinciamo un tackle. Faremo le nostre valutazioni a fine anno. La Juve non cambia allenatore a stagione in corso perché il problema è del gruppo”.
Dalle colonne del Corriere della Sera, Mario Sconcerti ha sottolineato l’importanza dell’intervento del presidente: “Abituati come siamo a giudicare tutto attraverso slogan (mercato, allenatore, competenza generale, tutte cose su cui i tifosi si possono sentire alla pari con i protagonisti), si è dato poca importanza all’intervento di Andrea Agnelli dopo la partita con l’Haifa. La svolta è stata lì, i giocatori rispettano la rabbia e la diversità di chi li paga.
Agnelli ha usato parole dure, ha parlato di vergogna e di responsabilità, della necessità di uscire insieme dal momento. Ha tolto alibi a giocatori e tecnico assumendosi i rischi del futuro. Questo è un comportamento da antica grande società. È coerenza nell’epoca dei social, una contraddizione in termini che da qualche parte andava comunque ripresa”.