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Count down iniziato per l’Europeo, che tra 9 giorni vedrà l’Italia aprire la rassegna contro la Turchia allo Stadio Olimpico di Roma. Tutte le nazionali sono in ritiro, e da quello del Portogallo ha parlato in CT della Nazionale Fernando Santos, che intervistato dai microfoni di TV1, ha raccontato un aneddoto su Cristiano Ronaldo: “Cristiano rappresenta perfettamente ambizione, impegno, determinazione, umiltà, lavoro e la realizzazione dei propri sogni. È la sua stessa vita a spiegare che i sogni possono diventare realtà, che un ragazzino di Funchal può essere un gran calciatore. Stare lì seduti ad aspettare che il sogno diventi realtà non funziona”.
“Il sogno si trasforma in realtà quando hai 14 o 15 anni e attraversi il semaforo con i pesi alle caviglie con la luce gialla, per imparare a passare più velocemente delle macchine e guadagnare massa muscolare. Credo che questo rappresenti benissimo Cristiano Ronaldo”.
Allenamenti spericolati per quello che poi è diventato uno dei calciatori più forti della storia, a testimonianza del fatto che l’impegno paga sempre.
Di Cristiano Ronaldo ha parlato anche l’ex difensore del Manchester United, Jonathan Spector intervistato dai microfoni di AmericanGambler.com: “Ferguson sapeva come parlare ai giocatori e che tutti non avrebbero reagito allo stesso modo di fronte alle sue critiche. Non l’ho mai visto urlare a Ronaldo, ma non penso che godesse di uno status diverso da quello di tutti gli altri. Ferguson sapeva il modo migliore per ottenere il meglio dai suoi giocatori”.
“Ronaldo era un giocatore frustrante. Aveva tanta abilità, ma si vedeva che non era ancora fatto e finito. CR7 deve tanto al manager e ai giocatori che lo circondavano ai tempi dello United. Ferguson ha fatto sì che i giocatori della squadra aiutassero Ronaldo. Penso che quegli anni sia stati fondamentali per renderlo il calciatore che è oggi. Ruud Van Nistelrooy si sentiva frustrato perché non sapeva quando Ronaldo avrebbe messo la palla in area per lui, che avrebbe fatto qualche dribbling in più del necessario per mostrare le sue doti. Però la sua abilità con la pallone, la sua capacità nell’uno contro uno ci aveva fatto capire che sarebbe diventato speciale”.