Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha analizzato quanto visto fino ad ora in Serie A: “Vedo un campionato nel quale la maggior parte delle squadre non si discosta dalla solita tradizione difensivistica italiana. Ci sono alcuni club a metà strada e poi ci sono un paio di realtà decisamente lanciate verso il rinnovamento. Ripeto: più coraggio, più voglia di stupire. A volte noto queste qualità più nelle squadre minori che nelle grandi. Mi viene in mente il Sassuolo che per un’ora sembrava l’Inter, e l’Inter invece sembrava il Sassuolo”.
In testa al campionato c’è il Napoli di Spalletti, fino ad ora una vera e propria schiacciasassi: “Grande partenza, grande fiducia, grande entusiasmo. Bravo Spalletti a indicare la strada – Ha esclamato l’ex allenatore –. Però ho visto che Insigne non ha salutato come avrebbe dovuto il suo allenatore, al momento della sostituzione. Sono atteggiamenti che non vanno bene. Se ti cambiano, magari ti fanno un favore perché non sei in giornata o perché sei stanco. I giocatori dovrebbero avere maggiore rispetto. Anche nei confronti di chi entra al loro posto”.
Chiosa finale sulla Juventus di Massimiliano Allegri: “Le tre vittorie consecutive non hanno risolto tutti i problemi, anche perché c’è sempre quello che considero un deficit atavico: si pensa prima a non prenderle, si pratica un calcio difensivo, poco ottimista. A livello internazionale, e lo conferma la storia della Juve, che ha vinto soltanto due volte la Coppa dei Campioni pur essendo il club italiano che vi ha partecipato di più, questa mentalità si paga. In Italia no. La forza dei singoli, la bravura di Allegri che è un grande tattico e la ritrovata determinazione, che è figlia della cultura della società, sono spinte importanti per la risalita. Gli scontri diretti saranno decisivi per l’eventuale rimonta. Intanto seguo con attenzione Locatelli: alla Juve può completare la sua crescita”.