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Rubinho, ex portiere della Juventus dal 2012 al 2016, ha rilasciato delle dichiarazioni a JuventusNews24.com. Ecco le sue parole su Pogba: “Quando io sono arrivato alla Juve Paul è stato il primo che mi è rimasto impresso. Era un giocatore alto, con capelli biondi, scarpe rosa… era difficile non notarlo. Era giovanissimo in tutto, ma si vedeva che era un giocatore diverso dagli altri proprio per la postura, per il modo di giocare e di stare nel campo. Anche se giovanissimo, giocava già alla pari con tutti gli altri, non aveva niente di meno dei più grandi. Pian piano ogni giorno si fermava sempre dopo gli allenamenti, per farne altri più specifici di lancio, passaggi, dribbling e tiri in porta. Credo che tutti questi allenamenti ogni giorno lo portavano a crescere sempre di più. Lui è esploso, ma nessuno poteva immaginare potesse migliorare così tanto in così poco tempo.”
Sul rapporto personale con il francese: “Paul l’ho accudito come un figlio. Lui si cambiava affianco a me, inoltre io ero uno di quelli che restava in campo quando lui voleva tirare in porta. Facevamo calci di rigore, ogni tanto qualche lancio lungo… ho passato tantissimo tempo con lui, e lui è sempre stato un ragazzino disponibile ad ascoltare, a stare vicino a quelli più grandi di lui per imparare sempre qualcosa di nuovo. Ogni giorno cercava di prendere qualcosa dagli altri per migliorarsi sempre di più.”
Sulle differenze tra Conte e Allegri: “Conte e Allegri sono due grandissimi allenatori. In tutta la mia carriera ho trovato tre allenatori che sono dei fenomeni per me: Gasperini, Conte e Allegri. Come preparano loro le partite non ce ne sono, almeno che io conosca direttamente. Allegri dava più libertà ai calciatori nel fare giocate che magari non erano negli schemi, dava sicuramente una maggiore possibilità di improvvisare. Conte invece era un martello: con lui facevamo le cose al massimo, ma aveva i suoi schemi che i giocatori dovevano rigorosamente seguire con pochissime opportunità di uscire dalle righe. Con il tempo tutti sapevano le giocate della Juve, ma nessuno riusciva a impedirle perché lui ogni volta modificava di poco le sue idee in base alle partite.”