Intervistato ai microfoni di DAZN nel post match della sfida di Serie A contro la Roma, ha parlato l’allenatore della Juventus, Igor Tudor. Di seguito le sue risposte alle domande poste dallo studio.
Sui tanti gol subiti in stagione da calcio da fermo:
“Bisogna concedere meno, seppur manca la struttura formata da Bremer e Gatti, oltre che Cabal, che decide tanto. E’ chiaro che poi bisogna mettere attenzione. Io mi sono appoggiato al modo di difendere che avevano finora. C’è da migliora da quel punto di vista”.
Sulla partita:
“Mi è piaciuto tanto il primo tempo. Penso che abbiamo spinto bene, facendo delle cose interessanti. Loro nel secondo tempo hanno cambiato un po’ sistema, facendo qualcosina e gol da calcio d’angolo: un dettaglio che non è un dettaglio. Penso che abbiamo finito bene la partita, che volevamo più vincere noi. Volevamo spingere con Cambiaso, Koopmeiners e Kolo Muani. Non ci siamo riusciti, ma siamo contenti anche se vogliamo sempre vincere, Ci sta perché veniamo da un periodo particolare, non solo fisico, ma anche di testa. Siamo sulla strada giusta. La Roma veniva da un filotto di sette vittorie e siamo venuti a casa loro. Un pareggio ci da confidenza per lavorare ancora meglio e crescere ancora di più”.
Sull’utilizzo dei due braccetti difensivi:
“Il gol è stato un grande gol di qualità. E’ sempre la qualità dei giocatori che decide. Per quanto riguarda i braccetti, volevamo spingere e portare tanti giocatori ma senza concedere il contropiede. Si lavora soprattutto sulle preventive, che è un aspetto chiave. Se tu fai una cosa e la seconda no, concedi il contropiede: la Roma è una squadra pericolosa sotto questo punto di vista. Siamo entrati bene perché non era scontato per il nostro momento venire a Roma. Mi è piaciuto tanto questo approccio, con la carica, consapevolezza e mentalità giusta”.
Prevale più la grande la gioia di allenare la Juve o prevale l’apprensione per raggiungere l’obiettivo del 4° posto?
“Sono qui da una decina di giorno ed è chiaro che l’emozione e l’adrenalina si è abbassata. E’ bello e cerco di godermi il tempo al massimo possibile, però bisogna pensare al lavoro. A volte quando fai questo lavoro diventa troppo difficile perché ci tiene, è dentro e pensa a tutti i dettagli. Diciamo che c’è poco tempo da godere. C’è la gara e subito si pensa all’altra e a come organizzare l’allenamento. E’ un lavoro che da fuori sembra ci si goda di più, ma quando si è dentro non è così”.
Sull’arrivo dalla Croazia in auto per allenare la Juventus:
“Sono partito normalmente con la macchina. Era più per non viaggiare con l’aereo. Sono state dieci ore di viaggio. Anche nel ’98 ero venuto alla Juventus con la macchina”.