[fncvideo id=657486 autoplay=true] TORINO – Vincenzo Italiano, tecnico dello Spezia, ha parlato ai microfoni de La Repubblica di vari argomenti, tra cui la Juventus di Andrea Pirlo: “Ho conosciuto un ragazzo appassionato e consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato. Ma se ti chiama la Juve cosa fai? Ti butti come mi sarei buttato io, anche se a me il tirocinio è servito moltissimo. All’inizio è normale avere alti e bassi, però intanto ha vinto la Supercoppa. Sono sicuro che ce la farà: è stato per vent’anni al centro del gioco e non è facile ragionare diversamente, ma gli basta attingere agli insegnamenti degli allenatori che ha avuto, come faccio io: quando ho un problema penso a quale soluzione avrebbe trovato chi mi allenava. Se ci sentiamo? Ogni tanto, ci scambiano un’indicazione, una sensazione, magari un complimento. Io vivo per il calcio da quando ho il senso della ragione. Quando ho smesso di giocare mi sono sentito morire, ma adesso faccio qualcosa che mi fa impazzire. Continuo a sentire il rumore dei tacchetti, il profumo dell’erbetta, gli umori dello spogliatoio.
Poi ancora: “Sono stato capitano, regista, ero un giocatore di personalità e quindi pensavo che diventare allenatore sarebbe stato naturale, ma mica è così. Il calcio è la mia ragione di vita, mi muove una passione incredibile. Spezia rivelazione? I più pensavano che ci avrebbero fatto a fettine. Abbiamo fatto un mercato di corsa perché abbiamo finito la scorsa stagione il 20 agosto, abbiamo giocato per mesi in campo neutro e molti dei nostri non conoscevano la Serie A. Se arriverà la salvezza, per noi avrà più valore rispetto ad uno scudetto. So farmi seguire, che è la cosa più difficile da ottenere dai giocatori. Io sono stato fortunato: non ho mai avuto un litigio, solo ragazzi fantastici che mi ascoltano. Sarà perché applico la meritocrazia e tratto tutti allo stesso modo”.