Quagliarella: "Vi racconto un aneddoto: ero alla Juventus in panchina, quando vidi arrivare..." - JuveNews.eu

Quagliarella: “Vi racconto un aneddoto: ero alla Juventus in panchina, quando vidi arrivare…”

Fabio Quagliarella
L'attaccante della Sampdoria ha parlato

[fncvideo id=659644 autoplay=true] TORINO – Fabio Quagliarella, attaccante della Sampdoria, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole: “Alcuni gesti si possono allenare. Io, per esempio, lavoro sul piede sinistro. Non puoi perdere un’occasione da gol perché devi passare sull’altro piede. Poi puoi allenare la coordinazione. In campo talvolta ci sono l’ansia del risultato, i tifosi. Ti dicono: “Gioca semplice”: Ma io di questo me ne sono sempre sbattuto. Mai ho pensato: “Se la tiro in curva?”. Se non ci provo, non posso saperlo. Vi racconto un episodio: ero nella Juventus, e una volta dalla panchina ho visto arrivare la palla a centrocampo. A un compagno ho urlato d’istinto: “Calcia in porta”. E gli altri seduti vicini a me: “Vedi, noi non l’avremmo neppure mai pensato”. Quando parlo con Cassano, gli dico: “Tu vedevi delle cose in campo che altri non avrebbero compreso””.

Quagliarella
L’ex attaccante bianconero Fabio Quagliarella

Poi ancora: “Allenatore? Mi piacerebbe. Ai giovani direi: “Sbattetevene dell’errore. Provateci”. Anche se ho l’uno per cento di possibilità ci provo sempre. Sto facendo il corso da allenatore, si parla anche di questo. A nove, dieci anni i ragazzini devono divertirsi, esprimere l’estro. L’oratorio, la strada si parte da lì. Quando torno oggi a casa dai miei, invece, il cortile è vuoto. Nessun bambino”. Giocare sui campetti? Quel che facevo fino a qualche anno fa, quando già ero professionista e tornavo a casa in estate. Con un caldo feroce, mi ripresentavo con il mio pallone su quel campetto in terra battuta vicino a casa dei miei genitori, dove tutto aveva avuto inizio: un amico in porta, mio fratello e altri ragazzi che mi facevano i cross. E io calciavo, anche per due ore. Il gol è la mia malattia… Ancora oggi, se potessi, starei due ore a provare solo i tiri da lontano. L’immagine di un portiere che al massimo dello sforzo non riesce a bloccare il tuo tiro è la gioia più grande”.

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