Cesare Prandelli, ex allenatore e calciatore della Juve, ha detto la sua sul ritiro dal mondo del calcio. Ecco le sue parole a Il Secolo XIX sull’addio ed i motivi della fine della carriera come tecnico di squadre di club e Nazionali: “Avevo fatto il mio tempo, semplicemente. Ora produco l’olio e sono nonno a tempo pieno ma non mi perdo una partita. Cosa le manca? Direi quasi nulla, ho tutto quello che mi serve. Ho chiuso la carriera da allenatore quando mi sono sentito di farlo, ero ormai cotto. Come valuto il livello del calcio attuale? Sono cresciuto con l’idea che un allenatore debba valorizzare i propri giocatori, esaltare il talento. Vedo invece troppo fanatismo riguardo al sistema di gioco, troppi allenatori che non si adattano ai giocatori che hanno. Se vuoi fare 4-3-3 ma non hai gli esterni, allora puoi scegliere una soluzione diversa”.
“Ho iniziato ad allenare nel settore giovanile dell’Atalanta, da lì sono venuti fuori tanti giocatori: non li ingabbiavamo in un sistema di gioco ma cercavamo di migliorarne le caratteristiche, di valorizzarli. Ecco, non mi piace questa idea di calcio globale, con schemi tutti uguali. Il talento va esaltato e non limitato”.
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