L’imminente Juventus-Milan, il fascino che deriva dalla partita in sè e lo sguardo proiettato al futuro. In merito a ciò, la nostra redazione ha contattato telefonicamente in esclusiva Sergio Porrini, ex pilastro bianconero (1993-1997), cresciuto nel vivaio rossonero (1986-1989).
Che tipo di partita ti aspetti?
“Il fatto che la Juve abbia perso a Empoli fa pensare a una partita che verrà giocata sicuramente al 100% da tutte e due le squadre. Queste sfide hanno sempre il loro fascino implicito, inoltre. A livello sportivo, la Juve deve vincere a tutti i costi per sperare ancora nell’Europa, mentre il Milan può tirare più un respiro di sollievo perché la distanza dalle altre è tale per cui, anche in caso di ko, i rossoneri possano respirare”.
Ti chiedo una risposta schietta: Allegri merita la riconferma la prossima stagione?
“Faccio l’allenatore, sono stato a lungo il vice di Reja con l’Albania, conosco tutte le difficoltà che ne derivano. Però – risultati alla mano – no, Allegri non ha dimostrato di meritare la riconferma. Se valutiamo il biennio complessivo, non è stato costruito nulla e hai perso in tutte le competizioni”.
Ritieni Allegri responsabile anche del calo di rendimento di Vlahovic?
“L’allenatore ha sempre una sua importanza nell’ambito di una squadra. Logico però che per ottenere grandi risultati, devi avere i grandi giocatori. È sotto gli occhi di tutti che Vlahovic ha avuto un’involuzione netta. Mi viene in mente lo stesso discorso che si potrebbe fare con Dybala: con Allegri rendeva in un certo modo, con Sarri è stato tutto un altro giocatore…”.
E Pogba? Ti ha stupito il fatto che gli sia stata concessa la facoltà di autogestirsi fronte operazione medica?
“Da quando non c’è Marotta, la Juve non è più la stessa. La sensazione è che i singoli giocatori prevalgano rispetto all’interesse del club. Lo stesso è accaduto con Di Maria, che ha potuto scegliere di autogestirsi in vista del Mondiale, in cui ha dato il massimo. Con Moggi, Bettega e Giraudo, ossia ai miei tempi, nulla di tutto ciò sarebbe mai accaduto”.
Scontato chiederti che cosa ti aspetti dal mercato, alla luce di quanto hai descritto in merito alla debolezza dirigenziale…
“E che mercato dovrebbe fare la Juve? La scorsa estate hanno preso i migliori e non hanno vinto nulla. Forse meglio puntare sui giovani che ti hanno dimostrato qualcosa nel corso di questa annata”.
Come fece, ironia della sorte, nel 2019 il Milan…
“Esatto. La Juve deve guardare come modello al Milan di Maldini e Massara. Base giovane che ti porta a vincere. Non a caso, l’anno scorso i rossoneri hanno conquistato lo scudetto”.
Su quale allenatore viteresti in caso di mancata riconferma di Allegri?
“Io punterei su un giovane, che ha dimostrato di saper far bene. Perché non Italiano, che ha fatto qualcosa di straordinario alla Fiorentina? Il top sarebbe De Zerbi, ma non so quanto possa essere facile portarlo via dal Brighton”.
Un ricordo di un incrocio tra Juventus e Milan risalente ai tuoi tempi?
“Ne ho troppi. Da dove vogliamo cominciare? Erano sempre sfide affascinanti. Si affrontavano le due squadre più forti dell’epoca. Poi era un calcio diverso, c’erano le bandiere. Ormai non ci sono più calciatori attaccati alla maglia come ai miei tempi”.
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