Platini: "Devo tutto alla Juventus e all’Avvocato. Credo non mi somigli..."

Platini: “Devo tutto alla Juventus e all’Avvocato. Credo non mi somigli…”

L'ex attaccante della Juve Michel Platini
Platini si racconta e parla non solo della sua carriera e del suo addio al calcio. Ha commentato anche il calcio moderno e gli episodi di...

Michel Platini si è raccontato a La Stampa. Ecco le sue parole: “L’ultima volta che ho giocato a calcio? L’estate scorsa a casa con i miei nipotini“. Le Roi – alla Juventus dal 1982 al 1987- ha collezionato ben 224 presenze e segnando 104 gol con la maglia bianconera. Due scudetti vinti, una Coppa Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale. Ed ha proseguito così: “Senza la Juventus, senza l’Avvocato non sarei mai diventato Michel Platini. Se fossi rimasto a Nancy la mia vita avrebbe preso tutta un’altra piega. E poi la collina, la scuola francese dei miei figli, il ristorante «Giudice». Sa qual è alla fine la cosa più bella? La passione dei tifosi della Juventus per me. In fondo io sono sempre rimasto uno di loro”.

Il campione francese salutò il calcio all’età di 32 anni: “Non avrei smesso a 32 anni se fossero esistiti ancora i Cosmos. Ecco, un’esperienza negli Stati Uniti l’avrei fatta volentieri, l’Avvocato aveva degli ottimi rapporti con loro. Purtroppo stavano scomparendo e non se ne fece nulla. Mi voleva il Barcellona, mi chiesero di restare alla Juve ma io sentivo di non farcela più in quel ruolo. Una volta con la Samp sono partito su un pallone con cinque metri di vantaggio e mi sono ritrovato staccato di cinque metri dal difensore. Avrei potuto arretrare ma io giocavo per fare gol, per questo lasciai”.

Il calcio di oggi: “Ora contano le statistiche, ma fanno male. Rendono individualista il rapporto tra il calcio e i giocatori, si contano i passaggi, gli assist, i dribbling. Numeri e statistiche sono usati da chi non capisce nulla di pallone. Haaland li ha impressionanti? Guardi con chi gioca Haaland. La legge Bosman e i soldi degli sceicchi hanno rivoluzionato il calcio. Io a 18 anni giocavo nel Nancy, lui nel Borussia Dortmund, c’è una bella differenza”.

E sul fair play finanziario: “Qualcosa resiste ma è complicato per il presidente dell’Uefa, il suo principale sostenitore è l’emiro Al Khelaifi del Psg. La verità è che sia Ceferin sia il presidente della Fifa Infantino sono degli usurpatori di poltrone. Io facevo calcio, loro politica. Non c’è una riforma nei loro programmi, se non fare più partite e incassare più soldi. E così non rispettano le competizioni che hanno fatto la storia del calcio. Cosa rimane della sua vicenda giudiziaria? Solo l’idea di un complotto per farmi fuori”. Infine: “La società è razzista. Il calcio ci prova a tenere fuori il razzismo dagli stadi, ma è complicato. Se avessi avuto un’idea quando ero presidente dell’Uefa l’avrei applicata. So solo che si dovrebbe partire dalle scuole per debellarlo. Come guarda ora il calcio? Smetto di essere Michel Platini, guardo la partita e un minuto dopo la fine cambio canale. Se mi rompo, cambio dopo dieci minuti. Se ho visto qualcuno che mi somiglia in questi anni? Non me lo sono mai chiesto, ma credo di no. Non c’è più il mio ruolo, io coprivo sessanta metri per segnare. Maradona, Messi, De Bruyne sono dei nove e mezzo”. E sulla Superlega: “Prima o poi si farà, ma non così. Non mi faccia dire altro”.

x