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Il noto giornalista Maurizio Pistocchi ha lasciato la Mediaset dopo circa 35 anni di servizio, spiegando le sue motivazioni in una lunga intervista concessa ai microfoni del Corriere della Sera, dove ha parlato anche delle diatribe avvenute con la Juve in passato.
SUL DIVORZIO DA MEDIASET – “Anche la storie d’amore belle finiscono, la mia con Mediaset è durata tantissimi anni, ma il rapporto per tanti motivi era stato compromesso da quello che era successo nel 2017. Adesso abbiamo trovato un accordo che è una via sempre migliore rispetto a litigare. Come mi ha insegnato il mio amico collezionista e gallerista Davide Halevim, “Noi ebrei diciamo che un accordo è perfetto quanto tutte e due le parti sono un po’ scontente”. Sono dispiaciuto ovviamente per quello che è accaduto dopo 35 anni nella stessa azienda e dopo una storia professionale come quella che ho avuto; sono stato tra i fondatori dello sport a Mediaset da quando sono arrivato nel 1986, ma nella vita bisogna guardare avanti senza dimenticare il passato, perché solo se conosci il passato puoi programmare il futuro”.
SULLA JUVE – “Nessuno ha mai smentito questa ricostruzione, quindi evidentemente era vera. Certo è perlomeno strano che un’azienda preferisca pagare dei collaboratori esterni piuttosto che utilizzare un suo dipendente “storico” come è successo negli ultimi 4 anni. E comunque mi meraviglia che un giornalista che si occupa di un aspetto importante ma tutto sommato marginale nella vita sociale ed economica del Paese sia ritenuto così pericoloso da dover essere epurato. Nel 2013 Brachino disse a me e a Paolo Ziliani che Andrea Agnelli gli aveva chiesto di toglierlo dai programmi: non so se fosse una boutade, ma l’anno dopo, una mail della segreteria il 13 agosto mi comunicò che non avrei più partecipato ai programmi sulla Champions, dopo che l’allora direttore dello sport, oltre ad avermi richiesto progetti di programmi, si era complimentato con me per l’ottimo livello dei commenti al mondiale di calcio in Brasile. Non è un mistero inoltre che Albanese, capo della comunicazione della Juventus, abbia più volte fatto pressioni per ottenere l’allontanamento di giornalisti ‘scomodi’. I programmi delle pay tv sono necessariamente condizionati dagli abbonati. Quando fai calcio in tv hai due possibilità. O fai come facevamo noi a Mediaset che non guardi in faccia nessuno e dici quello che pensi, senza nascondere niente e senza mettere polvere sotto il tappeto. Oppure intraprendi un’altra via. A Sky hanno fatto una scelta diversa, più pilatesca: lì c’è sempre molta cautela nella gestione degli argomenti arbitrali e politici”.