TORINO – L’avvento di Andrea Pirlo sulla panchina della Juventus ha suscitato grande apprensione e curiosità sin dal primo momento. Il neotecnico bianconero predica un calcio offensivo, fondato sul pressing alto, che finora ha funzionato a fasi alterne. È vero che le migliori gare (vittorie contro Barcellona e Milan) sono arrivate quando i dettami di Pirlo sono stati rispettati, ma è altrettanto vero che, quando la squadra non è riuscita a tenere un certo ritmo, la Juve ha sofferto fin troppo. La lucidità con cui Pirlo ha preparato la partita di ieri, ammettendo alla stampa che quella conservativa fosse l’unica via possibile per battere la Roma nel pieno di un tour de force come questo, deve far sorridere il pubblico di fede bianconera. L’integralismo – il grande calcio insegna – non porta quasi mai a continuità di risultati.
Una gara giocata di rimessa, sfruttando le qualità di due fuoriclasse come Cristiano Ronaldo e Chiellini, non avrà scaldato i cuori degli amanti del bel gioco a tutti i costi, ma ha portato tre punti fondamentali. L’avvio di stagione della Juventus non è stato semplicissimo, anche perché si è spesso vista la difficoltà di portare a casa il risultato quando il pressing alto non si è rivelato efficace. Saper soffrire e difendere quanto creato dai singoli era una caratteristica della Juventus di Allegri, una delle più vincenti della storia recente. Il fatto che Pirlo sia riuscito a imparare la lezione in fretta, lasciandosi andare a un gioco un po’ vecchio stile invece di insistere con la teoria, è la prima grande prova di intelligenza del numero 21 da allenatore. Il prossimo step, più complicato di quanto sembri, sarà riuscire a conciliare le due armi tattiche: alternarle e mantenere l’equilibrio tra spettacolo e attenzione al risultato. I presupposti sembrerebbero decisamente positivi, ma il tour de force non è finito e il campionato è ancora lungo. È prestissimo per poter dare giudizi categorici su Pirlo, ma questi primi segnali di lucidità fanno ben sperare.