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Giorgio Perinetti, dirigente, ha rilasciato delle dichiarazioni a TMW Radio, parlando di calciomercato e del ruolo del ds. Ecco le sue parole: “I cicli sono diversi, spesso sono stato definito ingombrante. E’ facile camminare col bel tempo, ma servono dirigenti bravi nei momenti difficili, senza che siano invasivi a livello mediatico. A Roma ho avuto il grande Dino Viola, quando aveva bisogno di una opinione mi chiamava e si annotava le cose. Oggi se ti siedi con un presidente, lui dice che bisogna fare una certa cosa. I tempi sono cambiati. Credo he la competenza sia una risorsa, se vogliamo solo esecutori credo sia difficile. Sono felice di quello che ho fatto, il mio bagaglio di esperienza potrebbe essere importante per qualcuno, ma oggi tutti si sentono bravi in questo mestiere. Va bene così”.
Sulla carriera: “La soddisfazione è che ho lavorato tanto ma in poche società. Sono sempre tornato dove ho lavorato, questa è la gratificazione professionale più alta. Fui richiamato anche alla Juventus. Il dispiacere più grande è non essere riuscito a tornare a Bari e che prima della pandemia ero stato chiamato da un club di Serie A francese ma poi tutto rimase lì. Su Conte? Si capiva che era un predestinato”.
Su Mertens, la Lazio e il Milan: “Credo che il problema sia essere arrivati a oggi. ha fatto tanto al Napoli, si doveva chiudere prima la questione. Quello che complica la trattativa è che siamo già a giugno. Andava fatta chiarezza prima. Una volta firmai un preliminare con la Lazio, quando c’era Gigi Simoni tecnico. Poi a natale dissi che non me la sentivo, ma un professionista deve essere pronto a qualsiasi cosa. La Lazio sarebbe ideale, non c’è un’organizzazione elefantiaca e questo aiuta molto a lavorare. Maldini? Gli ho fatto i complimenti, sia nel difendere Pioli che dare giusto ascolto a Massara. Ha vinto guardando anche le potenzialità e non solo le carte d’identità. Va imitato nello stile e nella professionalità. Quando ci metti il cuore nelle cose, riesce sempre tutto meglio”.