Parla l'idolo di Buffon, Nkono: "Abbiamo iniziato entrambi da attaccanti per poi diventare portieri. Gigi ha grande umiltà" - JuveNews.eu

Parla l’idolo di Buffon, Nkono: “Abbiamo iniziato entrambi da attaccanti per poi diventare portieri. Gigi ha grande umiltà”

L'idolo del portiere della Juve, ha rilasciato delle dichiarazioni in un'ampia intervista

TORINO – Nel giorno del compleanno di Buffon, l’idolo del portierone bianconero Thomas Nkono, ha rilasciato delle dichiarazioni in una lunga intervista concessa ai microfoni di Fanpage.it, dove ha parlato a tutto campo del rapporto che ha costruito negli anni con l’ex Campione del Mondo azzurro.

IL LORO PRIMO INCONTRO -“Fu ai mondiali del 1998, quando l’Italia e il Camerun si sfidarono ai gironi. Io accompagnavo la mia nazionale e lui venne a salutarmi velocemente. Poi ci siamo rivisti l’anno dopo. Il tutto grazie all’intercessione di Patrick Mboma, che in quell’anno giocava al Cagliari e poi sarebbe andato con lui al Parma nell’estate del 2000. Patrick mi mise in contatto diretto con lui, il quale ammise di essersi ispirato tanto a me dopo avermi visto giocare ai mondiali di Italia ’90, una competizione nella quale in teoria partivo da riserva di Bell ma che alla fine mi vide protagonista”.

SIMILITUDINI –  “Abbiamo iniziato entrambi a giocare da attaccanti per poi diventare portieri. Ma al di là delle caratteristiche tecniche come l’esplosività tra i pali direi che siamo simili per la tranquillità che emaniamo e per la leadership innata. Siamo dei capitani anche quando non portiamo la fascia.Un episodio in particolare che ne denota la grande umiltà. Volevo dargli un automobile 4X4 per realizzare il complicato tragitto stradale da Douala a Yaoundé, ma lui si è negato. Mi disse che voleva tornarsene con gli altri calciatori a bordo di un autobus qualsiasi. In quel momento mi resi conto della sua umiltà, una dote che ti fa diventare grande”.

SULLA CARRIERA DI BUFFON – “È sicuramente tra i più grandi di tutti. Se guardiamo al passato e al presente non c’è dubbio. Ma per me è importante l’eredità che un calciatore lascia, e lui ha lasciato tanto. Restare ad alti livelli per oltre vent’anni, come lui ha fatto, significa fare dei sacrifici, allenarsi tantissimo e stare molto attenti all’alimentazione”.

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