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Il calcio in lutto: Pelé muore a 82 anni. L’omaggio della Juve

Nella serata di ieri purtroppo è arrivata la notizia della morte di Pelé. Questo l’omaggio sul sito della Juventus: “La notizia che tutti speravano di non leggere mai: ci ha lasciato, il 29 dicembre, Edson Arantes Do Nascimento. Pelè. Una storia fantastica, quella del fuoriclasse brasiliano, che ha vinto 3 Mondiali e con la sua smisurata grandezza ha rappresentato il fascino del calcio a tutte le latitudini. Una storia che si è incrociata con quella della Juventus, il cui mensile Hurrà gli dedicò una copertina accanto alla stella argentina bianconera: Omar Sivori.

SIVORI E PELÉ
Edson Arantes do Nascimento e la Juventus si incontrano una prima volta nel 1961. L’Italia compie 100 anni e nei festeggiamenti previsti a Torino la squadra bianconera affronta il club dove gioca O’Rei, il Santos. Vincono i brasiliani 2-0 e lui segna un gol davanti all’alter-ego, il beniamino di casa, Omar Sivori. Due anni dopo, sempre al Comunale, si ha la rivincita: stavolta la Juve vince 5-3, l’argentino realizza una tripletta e Pelé si “limita” a una sola rete.
ALTAFINI E PELÉ
Pelé si afferma al Mondiale del 1958 in Svezia quando ancora deve compiere 18 anni. Lo fa prendendo il posto di José Altafini, che in patria viene ancora chiamato Mazzola per una presunta somiglianza con il Valentino del Grande Torino. Tra i due c’è sempre stato un rapporto di grande stima e affetto, come si vede in questa foto scattata al Combi.

PELÉ AL COMBI
Nel 1974 Pelé viene in visita alla Juventus al Combi, il campo di allenamento. Incontra la squadra bianconera, un pezzo della quale parteciperà al Mondiale in Germania. Il brasiliano ne ha già vinti 3: dopo quello del 1958, contrassegnato da un folgorante esordio, partecipa all’impresa del 1962 con un ruolo minore causa infortunio e regala emozioni ineguagliabili nel 1970. In Messico segna un gol tra i più belli della sua carriera in finale, proprio contro l’Italia.
PELÉ E IL BIANCONERO
É stato proprio Pelé a raccontare nel 1987 che avrebbe potuto anche vestire un’altra maglia bianconera che non fosse quella del Santos perché la Juventus lo aveva corteggiato: «Sì, la società bianconera mi avrebbe voluto ma il Santos non volle sapere di cedermi: in città sarebbe scoppiata la rivoluzione. Non era come oggi: lasciare il Brasile assumeva il significato di una specie di tradimento, partivano di solito i più giovani, quelli non ancora affermati o chi nel proprio club non si sentiva più a suo agio. Sono sempre stato un estimatore della Juve, di campioni come Boniperti e Sivori. È andata così: inutile rimpiangere quello che non è stato»”.

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