Attraverso il suo profilo Facebook, l’ex dirigente della Juventus Luciano Moggi ha scritto un approfondita analisi nel quale si rivolge al presidente della FIGC. Sul piatto, l’evoluzione del calcio italiano interpretata tramite i risultati dell’ultima stagione e non solo. Moggi ha esordito così: “Caro Gravina, era bastata la qualificazione di tre club italiani alle finali europee: l’Inter in Champions, la Roma in Europa League e la Fiorentina in #Conference, per rivedere titoloni nelle prime pagine dei giornali. Inneggiando alla tanto agognata rinascita del calcio italiano. Ciò nonostante noi abbiamo sempre predicato cautela. Poiché ritenevamo trattarsi di fenomeno che non avesse niente a che vedere con la crescita del nostro calcio. Magari dipeso più dal buon lavoro e da migliori scelte esterofile di alcune società italiane. Che, nello stesso tempo, stavano però esagerando nell’impiego di giocatori stranieri. In alcune squadre addirittura 10 su 11, fenomeno questo che impediva la crescita dei nostri giovani, raramente impegnati in pianta stabile”.
L’ex dirigente della Juventus ha proseguito: “Al punto che, per spiegare le tattiche ai giocatori che scendevano in campo ci volevano gli interpreti. Non era importante la conoscenza dell’inno di Mameli , più importante che avessero nonni italiani. E abbiamo sempre sostenuto che di questo fenomeno a soffrirne sarebbe stata la nostra nazionale, che porta nel mondo l’immagine del nostro calcio. Poi sono spesso le sconfitte a riportare nei giusti binari i diversi modi di pensare. A a rendere evidente il nostro pensiero è arrivata la sconfitta nella Nations League ad opera della Spagna. Dandoci lezione di gioco e di giocate. E come se questo non fosse bastato , è arrivata anche la sconfitta della nostra Under 20 nella finale del Campionato del Mondo. Contro l’Uruguay, che mandava in campo ragazzini, già titolari di squadre della massima serie, molto più maturi dei nostri e anche più prestanti fisicamente”.
Nella lunga disamina di Moggi, spazio anche a quanto accaduto quest’anno alla Juventus fuori dal campo: “È ormai comprovato che a Gravina sia sufficiente che nessuno rievochi i tempi del Castel di Sangro. Ha creato la Giustizia Sportiva a sua immagine e somiglianza. A capo il giudice Chinè, che ultimamente ha penalizzato la Juventus per le plusvalenze evocando la slealtà di questa società. Senza tener conto che, se la regola venisse applicata a 360 gradi, almeno dieci delle nostre società chiuderebbero i battenti. A completare il mosaico il ministro dello Sport Abodi, che Dante, nella sua Divina Commedia, porrebbe in Purgatorio, tra gli ignavi. Solo adesso , dopo aver permesso a Chinè e compagni di togliere, ridare e ancora togliere punti alla Juve durante il campionato, ha detto che le penalizzazioni saranno date solo a fine torneo. Meglio tardi che mai. Concludendo, sarebbe indubbiamente opportuno valorizzare di più i nostri giovani, ma anche far sloggiare tante persone da quartieri alti di via Allegri, in Roma”.
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