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Il 13 maggio scorso Fabrizio Miccoli è tornato in libertà dopo 6 mesi di detenzione presso il carcere di Rovigo. L’ex attaccante salentino, che ha vestito anche la maglia della Juventus nella stagione 2003-04, oltre a quella della Nazionale, era stato condannato in via definitiva a 3 anni e 3 mesi di reclusione con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il tribunale di sorveglianza di Venezia gli ha concesso l’affidamento in prova, dopo aver accolto il ricorso del suo avvocato, il legale Antonio Savoia. Ora, in base a questo provvedimento, Miccoli potrà tornare ad allenare nella scuola di calcio. Dovrà rispettare alcune prescrizioni come non rientrare in casa dopo la mezzanotte e non frequentare pregiudicati.
Tornato in Salento, l’ex giocatore ha scritto queste parole su Instagram: “12 anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quegli errori che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa. In questi 12 lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni sa.
Il secondo errore è stato quello di usare delle parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile, invece sei solo umano. Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente. L’anno scorso è arrivata la sentenza. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno li dentro sembra infinto, 6/7 mesi, un’eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene.
Qualche settimana fa sono tornato in libertà. Non chiedo di essere capito, non chiedo che venga dimenticato ciò che è successo. Non è questo che voglio ottenere con questa lettera. Voglio solo, dopo 12 lunghi anni, chiarire la mia posizione, dire la mia anziché farla dire ad altri. Come in campo dopo una sconfitta non puoi rigiocare la partita appena persa, puoi allenarti e cercare di fare meglio nella prossima partita. Ho quasi 43 anni e spero di avere ancora tante “partite” per recuperare e mostrare il vero Fabrizio Miccoli. Grazie”.