L’ex giocatore e tecnico dell’Argentina César Luis Menotti, protagonista della prima Coppa del Mondo vinta dall’albiceleste, ha parlato intervistato dai microfoni de La Gazzetta dello Sport, dei giocatori argentini in Serie A e del loro rendimento: “Il calcio italiano è l’espressione dell’anima di un popolo, il vostro è battagliero e sanguigno, più o meno come il nostro. Del resto, io sono Menotti, come il figlio di Garibaldi, e mio nonno era innamorato del lago di Como quasi quanto della pelota, della palla. Per questo mi piacerà sempre l’Italia e il suo calcio che ne esprime l’essenza. Per come lo intendo io, ovvero come cultura e arte, come emozione che collega la gente allo stadio con i loro eroi in campo. È una forma di guerra “pacifica” che si ripete sempre nella sua liturgia: ecco, io amo i giocatori che rispettano questa liturgia”.
“Chi prende Dybala farebbe un affare, merita il meglio, è uno che con la palla parla la lingua dei grandi. Può sorprendere che un talento così sia ora senza squadra, ma il calcio stesso è molto cambiato nel suo essere business. Ora è molto difficile legarsi a un solo club. Non ho idea di dove possa andare a giocare. Posso solo consigliargli di fare la scelta in autonomia, col cuore: non farà la differenza guadagnare più o meno, ma giocare con il sorriso. Paulo deve pensare solo all’impegno preso la prima volta che ha dato un calcio a una palla: rispettarla. Rispettare il gioco. Dybala deve difendere il suo talento ogni giorno perché il calcio non conosce passato. E ogni maglia pesa”.
“Di Maria è uno dei giocatori più sottovalutati e poco rispettati degli ultimi anni. Andate a guardare il livello dei club in cui ha giocato per capire il suo status. Un virtuoso, un musicista, gioca sempre per gli altri e mai per se stesso. Vedrete anche alla Juve, lo valuteremo per gli assist e la generosità”.