Marotta, amministratore delegato nerazzurro
Beppe Marotta questa mattina è intervenuto a Radio Rai, nella trasmissione Radio Anch’io Sport, dove ha toccato diversi temi, tra mercato e futuro del calcio. Sull’affare Lukaku ha chiarito: “Oggi non sarà il giorno dell’annuncio di Lukaku. Io, Ausilio e Baccin abbiamo il compito di costruire una squadra competitiva nel rispetto della sostenibilità del nostro club. Da questo si intrecciano sondaggi e trattative. Dobbiamo avere l’ambizione di provare ogni strada, senza aver timore di non arrivare all’obiettivo. La pista Lukaku è percorribile ma ci sono delle difficoltà e vedremo come andrà”. Su di lui e su Dybala quindi non ci sono certezze: “È difficile dare una risposta precisa, sono i nostri obiettivi ma dobbiamo pensare anche alle questioni economiche. Ci siamo buttati a capofitto su questi due calciatori, se ce la faremo bene, altrimenti ci sposteremo su altri obiettivi. Non è il singolo giocatore che conta, ma la squadra e questo gruppo è già forte”.
Sui giovani e il momento del calcio: “Noi in Italia siamo in grande difficoltà. All’inizio del 2000 eravamo primi a livello di fatturato e vittorie, oggi la prima società è la Juventus, all’ottavo posto per il fatturato. Siamo passati dal mecenatismo, con Berlusconi e Moratti, al modello attuale con società che sono molto diverse. Il mondo del calcio oggi deve fare i conti con la sostenibilità, la base di ogni azienda. Il campionato italiano è oggi di transizione, non è un punto di arrivo. Lukaku è l’esempio, arrivato due anni fa e poi attirato dalla Premier. Dobbiamo puntare sui giovani ma deve cambiare la cultura della sconfitta“.
Cosa si può fare per il futuro del movimento: “Credo che si comincerà presto, dobbiamo eliminare la litigiosità e i contrasti tra Federazione e Lega. Servono nuove forme di ricavo, i diritti tv devono essere valorizzati attraverso promozione e vendita, in particolar modo all’estero. Abbiamo meno ricavi rispetto a Spagna e Inghilterra. Si parla di Media Company, sono d’accordo ma dobbiamo capire bene come fare. Manca la cassa, questa è la cosa più importante. Poi vanno rivisti i campionati, magari introducendo il semi professionismo. Serve poi l’investimento delle infrastrutture, gli stati hanno una vita media di 63 anni e negli ultimi anni ne sono stati fatti solo due. Il calcio ha bisogno di manager che sappiano unire teoria e pratica. Oggi nessuna squadra senza un attivo dal calciomercato riesce a stare in piedi. Qui allora subentra la competenza e la fantasia dei dirigenti. Capisco che non possiamo essere un movimento di investimento, allora deve subentrare la competenza di manager e allenatori. Ancelotti ha vinto l’ennesima Champions League, questo vuol dire che il made in Italy funziona ancora bene“.
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