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L’ex centrocampista bianconero Claudio Marchisio ha rilasciato un’intervista in esclusiva ai microfoni di One Football:
Da una dichiarazione sulla eventuale disponibilità per la città di Torino alla candidatura a Sindaco. Come si è arrivati a questo polverone mediatico che l’ha costretta a una smentita?
In realtà si è trattato di un fraintendimento. Durante l’inaugurazione di Skin Lab, il nuovo centro medico polifunzionale specializzato in fototerapia e trattamenti dermatologici all’avanguardia, dissi che amo fare politica tutti i giorni e a molti è sembrato un richiamo alla possibilità di un mio impegno diretto in vista delle elezioni comunali a Torino. La notizia si è poi autoalimentata, nonostante avessi già chiarito di non voler essere strumentalizzato. Non ho mai nascosto il mio forte attaccamento alla mia città ma, come ho già detto, la politica è una cosa seria.
Veniamo da un periodo molto positivo con la conquista della qualificazione al prossimo Europeo arrivata dopo un Mondiale strepitoso, che ha consacrato l’Italia tre le migliori otto nazioni al mondo. Il processo che ha portato al professionismo è una svolta epocale per il movimento: finalmente anche il calcio femminile potrà avere le tutele che merita. I prossimi anni rappresenteranno una fase di transizione assai delicata, da affrontare con estrema prudenza e chiarezza. Il professionismo non è certo la panacea di tutti i mali. Si tratta di una via scelta per innalzare lo status qualitativo del movimento femminile e per incrementarne lo sviluppo nel più breve tempo possibile. È solo una piccola parte del gran lavoro globale che si dovrà affrontare, ma il cambiamento deve partire da tutti noi, che dobbiamo riconoscere queste atlete come delle vere professioniste, in tutti i sensi.
Non entro nel merito delle singole decisioni prese, in un momento sicuramente confuso come quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi. Qualche lacuna probabilmente c’è stata, ma bisogna guardare avanti per migliorare la nostra credibilità. Sono tanti gli aspetti dove dobbiamo lavorare, a partire dalla questione stadi. Abbiamo impianti obsoleti e che devono essere valorizzati: il prodotto calcio in Italia deve acquisire valore, solo in questo modo potremmo riprendere ciò che abbiamo perso negli ultimi anni e tornare alla ribalta nel palcoscenico europeo.
I protocolli predisposti dalla Federcalcio parlano chiaro e sono validi, non sono certo io che devo sostituire le autorità sanitarie che lo hanno stilato. Ci vuole cautela, ci sono decisioni in ballo che riguardano la salute dei calciatori, delle persone che gli ruotano attorno e che lavorano nel settore. Forse il problema sta nel trovare uniformità di orientamento tra le varie ASL sul territorio nazionale.
Francesco Braconaro, componente della commissione Medica FIGC, ha parlato nei giorni scorsi della possibilità di vaccinare i calciatori professionisti. Lei cosa ne pensa?
Sicuramente i calciatori non rientrano nelle categorie essenziali che hanno la priorità alla vaccinazione. Bisogna tenere conto che si aprirebbe un dibattito etico che porterebbe a polemiche infinite. Rimane comunque un’ipotesi da valutare, perché chi ha un grande potere comunicativo e una profonda influenza, come un calciatore, darebbe un segnale a chi ancora non è convinto e non ha fiducia nel vaccino.
Oggi più che mai, è necessario mettere in evidenza l’aspetto salutistico della materia, considerato che la disciplina si occupa anche di salute e benessere. In questa situazione forzata di contenimento domestico i ragazzi avranno la possibilità di imparare il fondamentale aspetto teorico della materia. Spesso potrà annoiare ma sarà compito dei docenti metterne in risalto l’importanza. Questo, naturalmente, non basterà. Dove possibile, consiglio ai ragazzi di muoversi come possono: due calci al pallone in giardino, palleggiare contro il muro del garage o saltare la corda in casa. Lo sport dona benefici fisici e mentali.
Lo sport e la scuola non sono più allineati ed è un errore. Per cercare di ovviare a queste mancanze, servono dirigenti scolastici audaci e una politica in grado di elevare la cultura sportiva, grazie ad un progetto condiviso e messo in atto da diversi attori. Bisogna essere consapevoli che lo sport è un efficace strumento di prevenzione del disagio giovanile e di educazione del benessere psicofisico.
L’attività sportiva, proposta in maniera adeguata, può in tanti i casi incanalare i ragazzi nella giusta direzione. Lo sport promuove valori, in una società che ne ha fortemente bisogno. Capisco la difficoltà del periodo, ma ritengo che la questione sia da affrontare in maniera seria. Faccio un esempio, che mi ha riguardato direttamente: a un certo punto il sistema scolastico costringe il ragazzo a una scelta, perché la vita da atleta, specie in giovane età, non si sposa con la carriera da studente. Questo è un altro punto cruciale da cambiare. I ragazzi che eccellono nello sport devono avere il diritto di proseguire gli studi senza venire danneggiati. Lo sport, ma in generale tutte le attività extrascolastiche, spesso vengono viste soltanto come dei passatempi da mettere in secondo piano: io invece sogno una scuola che permetta a ciascuno di inseguire i propri sogni, di scoprire le proprie passioni e coltivare i suoi talenti.
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