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In occasione del Salone del Libro di Torino, che si sa svolgendo in questi giorni nel capoluogo piemontese, l’ex centrocampista della Juventus Claudio Marchisio ha parlato trattando il tema del razzismo nel calcio: “Giocando nella Juventus ho visto passare tanti giocatori tutti con una storia diversa e una religione diversa. Il bello dello sport è che vivi nel quotidiano una persona, non soltanto allenandoti e cercando di vincere trofei, perchè prima di tutto crei un rapporto di fiducia, questo è il bello dello sport”.
“Non è facile arrivare ad alti livelli perché chi ci arriva è passato da un percorso di vita incredibile, passando anche da episodi di razzismo e tutti quei brutti cori. Basti pensare a quello che è successo poco fa a Vlahovic che non riusciva a parlare e aveva gli occhi lucidi. Bisogna ragionare su come usiamo le parole e che idea abbiamo del razzismo in Italia e nello sport. A me fare il calciatore ha arricchito tantissimo conoscendo giocatori africani o sudamericani loro ti fanno capire come sta cambiando questa mentalità. Lo sport è un veicolo pazzesco per tutto questo”.
Marchisio continua sul tema: “Ricordo il Milan con Weah, i miei primi stadi negli anni Novanta: c’erano i buu. Oggi è diverso. Il non inginocchiarsi della Nazionale, e mi dispiace dire questo, è stato brutto. Ancor più brutta è stata la risposta: lo faccio, se lo fanno gli altri. La cosa è molto semplice o ci credi o non ci credi. È una brutta figura da parte della Nazionale. Come può educare allora la Nazionale? Questo è un problema generale del nostro Paese e non riguarda solo lo sport. Spero che le cose in futuro cambino in meglio, anche se guardando i bambini ho fiducia, non bisogna nemmeno parlarne. Loro si integrano, parlano e soprattutto non giudicano”.