Claudio Marchisio, ex centrocampista della Juventus, ha detto la sua a Bsmt. Ecco le sue parole riportate da Tuttojuve.com: “Io l’ho sempre detto dentro di me c’era una parte triste e arrabbiata perché la Juventus doveva scendere nei campi di serie B. Però dall’altra parte il mio cuore esplodeva di gioia perché avevo quell’occasione che sognavo sin da bambino. Mi è capitato in quel modo li ma se non avessi sfruttato quella occasione non avrei fatto la carriera che ho fatto. Sono cresciuto con i grandi campioni che hanno calcato i campi di Serie A negli anni 90 e 2000, adesso i tempi sono un po’ cambiati purtroppo. Al di là dei grandi attaccanti e campioni ci sono stati anche dei grandi uomini. Penso a Maldini, Del Piero, Zanetti, Totti e De Rossi. Da piccolo guardavo le partite con i grandi campioni che stavano sempre nella stessa squadra.
Poi mi è capitato nella mia carriera di giocatori stranieri mi viene in mente uno dei più recenti come Alex Sandro che mi ha detto: “Ma tu sei davvero qui dal 93? Non hai voglia di cambiare?”. E io gli ho risposto che il mio sogno era quello di indossare la maglia della mia squadra del cuore e finché avessi potuto avrei voluto indossarla per era una gioia immensa. Poi capisco che è difficile restare sempre nella stessa squadra perché se vai in un altro club devi dimostrare il tuo valore, ma anche se resti nella stessa società per tanti anni ogni stagione devi fare la stessa cosa. L’ho capito anche quanto abbiamo iniziato a vincere, se vuoi continuare a vincere ogni anno devi trovare nuovi stimoli e dovevi diventare anche un esempio per chi arrivava da fuori. Il nostro ciclo è stato lungo anche per quello. Quindi devi trovare gli stimoli. Ad oggi il calcio è cambiato moltissimo e i giocatori hanno sempre più potere di scelta. I cicli iniziano e finiscono, bisogna avere la capacità di capire quando stanno finendo e seminare bene e riuscire a vedere che queste piantine diventano degli alberi forti. Per noi è stato così, perché torniamo dalla Serie B, io ero in prestito ad Empoli, ma la Juventus arriva terza.
L’anno dopo seconda e quindi la Juve è tornata ma poi cadiamo di nuovo con due settimi posti. Pian piano c’è un cambio generazionale con un allenatore come Conte che è stato giocatore e bandiera che è arrivato nel modo giusto per lui ma anche per noi giocatori. A quella rosa non era la più forte ma abbiamo vinto con qualcosa di diverso con il sacrificio e con qualcosa dentro per poter fare qualcosa di straordinario. Da lì il ritorno del DNA Juve e abbiamo aperto un ciclo vincente, credo che abbiamo superato ogni aspettative sia per noi che per i tifosi. Dei 9 scudetti consecutivi io ne ho vinti 7, poi ogni anno per noi la prima giornata del campionato era la più importante, non si può sbagliare per mandare un messaggio agli avversari che noi abbiamo finito vincendo e iniziamo vincendo. Poi, però, mi ricordo il quinto scudetto partiamo malissimo e siamo a 13, 14 e 15 punti dalla vetta, poi dopo il derby ad ottobre o novembre non abbiamo più mollato e lì è un altro modo di trovare stimoli a differenza di altre società che non hanno avuto la forza e la forza sta anche nella testa”.