Il 19 aprile è una data da cerchiare di rosso sul calendario della Juve. Giorno in cui il Collegio di Garanzia del Coni deciderà in merito al ricorso della Juventus per la penalizzazione del -15, inflitta in classifica per la questione relativa alle plusvalenze. Dopodiché, si aprirà il secondo filone d’inchieste. Quello relativo alla ‘manovra stipendi’ e le commissioni agli agenti, temi su cui il procuratore Giuseppe Chiné si prepara alla chiusura dei fascicoli. Molto dipenderà dall’articolo 4 relativo alla lealtà sportiva.
Manovra stipendi, patteggiamento ad una condizione
La Juventus avrà a disposizione 15 giorni per presentare la propria linea difensiva circa la ‘manovra stipendi‘ dopo il ricorso del 19 aprile. Secondo quanto scrive il CorriereDelloSport la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni può spingere i bianconeri verso il patteggiamento sul fronte della ‘manovra stipendi’. Questa ipotesi però è legata fortemente ad una condizione. Se il Collegio di Garanzia deciderà di rimuovere la penalizzazione inflitta alla Juve, allora la strada verso il patteggiamento sulla ‘manovra stipendi’ rappresenterebbe la linea difensiva prioritaria della società bianconera.
La difesa del club: la nota del 28 marzo 2020
Il patteggiamento potrebbe già essere iniziato. Chiné contesta alla Juventus l’articolo 4, non l’articolo 31 che avrebbe condannato il club ad una multa di circa 50 milioni oltre alla penalizzazione. Il club continua a far sapere che nessun giudice si è mai espresso per la prima manovra stipendi (quella relativa stagione 2019-20) e che non ha mai nascosto l’intenzione di pagare le mensilità l’anno successivo. Come sottolineato nella nota della società il 28 marzo 2020, quando il campionato era fermo per Covid: “Qualora le competizioni sportive riprendessero, la Società e i tesserati negozieranno in buona fede eventuali integrazioni dei compensi“. Una dicitura che aiuterebbe – e non poco – i legali della Juventus che partono da una base distante rispetto al patteggiamento.