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In una lunga intervista concessa a Sportweek, il capitano del Sassuolo Francesco Magnanelli ha così parlato del compagno Manuel Locatelli:
“Gli inizi a Sassuolo? Ci ha messo un po’. Passava dallo status di promessa del Milan a quello di scaricato, anche se su di lui il Sassuolo ha investito, e tanto (16 milioni, ndr). Però è chiaro che aveva bisogno di metabolizzare quello che in apparenza sembrava a tutti gli effetti un salto all’indietro. Crescita? Ha mostrato da subito di avere grandissime qualità, ma non era mentalmente pronto. Non si rendeva conto di dov’era. Pensava forse di poter ottenere tutto e subito, di avere il posto assicurato, come se gli fosse in qualche modo dovuto vista la squadra di provenienza. Non arrivo a dire che avesse la puzza sotto al naso, ma aveva un atteggiamento un po’ così. Di sicuro era un ragazzo di vent’anni che aveva perso fiducia e consapevolezza, si sentiva quasi tradito. Ha fatto fatica a calarsi nella nuova realtà e infatti il primo anno ha giocato poco.
Poi ha capito che avrebbe dovuto fare fatica, sì, ma in allenamento. Ha capito insomma che aveva per compagni venticinque ragazzi che ogni giorno spingevano e perciò, se avesse giocato, sarebbe stato non per diritto acquisito ma perché nel lavoro avrebbe messo la stessa intensità degli altri, davanti a un allenatore come De Zerbi che era consapevole delle sue doti ma era altrettanto esigente. La svolta? Dopo una partita in cui non aveva giocato e al termine della quale aveva avuto atteggiamenti che non erano piaciuti a noi compagni. Allora io, Pegolo, Peluso e Matri lo abbiamo preso da parte e gli abbiamo spiegato un paio di cose. E, visto che lui è un ragazzo con un’intelligenza sopra la media, ha capito subito. Da quel momento è diventato uno di quelli che in allenamento si impegna di più.
Per lui ho un debole. Giocargli vicino è facile: è un centrocampista moderno, totale, può piazzarsi davanti alla difesa o giostrare da mezz’ala. Per me può giocare in ogni squadra europea di alto livello, Barcellona e Manchester City comprese. Ha una facilità di gestione del pallone che è sorprendente. Del resto parliamo di un calciatore di 23 anni che ha già 100 e più partite in A. Più giocherà con quelli bravi, più Locatelli migliorerà. È un predestinato. La palla tra i piedi non gli scotta, ha una spiccata personalità e una forte fiducia nei suoi mezzi. Morale? Che il calcio italiano dovrebbe avere più pazienza coi giovani. Il fatto che un ragazzo di 19 anni venga scaricato da una società come il Milan per tre-quattro mesi fatti male, ci deve far riflettere”.