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Il centrocampista del Sassuolo e della Nazionale Italia Manuel Locatelli, ha parlato intervistato dai microfoni de Il Corriere dello Sport: “Per la qualità che abbiamo in rosa, in certe partite potevamo fare di più. Siamo una bella squadra, giochiamo bene e ci siamo conquistati con merito un posto di prestigioso in classifica. Ora però l’obiettivo è chiudere il campionato all’ottavo posto. Europa? Non credo, ma le prime sette stanno andando forte, mentre noi in alcune partite potevamo fare di più. Mi vengono in mente la sconfitta contro il Toro quando stavamo vincendo 2-0, una vera disfatta, ma abbiamo buttato via punti anche contro il Parma e contro lo Spezia in casa”.
“Noi come l’Atalanta? Difficile perché loro ha fatto un’impresa pazzesca ed è un esempio per i risultati raggiunti. Anche il Sassuolo però può puntare in alto se continua così. Con De Zerbi in panchina è sotto gli occhi di tutti quello che abbiamo fatto e dare sempre dal filo da torcere a chiunque abbiamo di fronte è una bella cosa”.
“Il mister mi ha aiutato a crescere sotto l’aspetto delle conoscenze tecnico-tattiche, ma anche sotto l’aspetto umano. Con lui sono maturato parecchio. Bastone e carota? Proprio così. Tra noi non sono state solo rose e fiori, ma ci sono stati anche diverbi. Anzi, vere e proprie litigate. Dopo quei confronti ero arrabbiato con lui, ma con il tempo ho capito: ciò che diceva era per farmi crescere. Quando sei giovane puoi sbagliare e io l’ho fatto: pensavo di dover giocare sempre e invece mi trovavo in panchina, spesso dopo essere stato pure rimproverato in allenamento. Nel 2018 avevo scelto il Sassuolo perché De Zerbi mi aveva voluto e, se non mi schierava tra i titolari, me la prendevo. Non capivo che il problema ero io, non il mister”.
“Appena ho iniziato ad allenarmi tutti i giorni dando sempre il massimo. Il resto lo hanno fatto le idee che De Zerbi mi ha trasmesso: sul campo è uno dei migliori tecnici in circolazione e con lui impari parecchio. La fiducia in me stesso è cresciuta e ora sono più sicuro delle mie possibilità”.
“Ogni volta che indosso la maglia azzurra è il coronamento di un sogno del bambino Manuel. Giocare per l’Italia è sempre stato il mio obiettivo e aver convinto Mancini a chiamarmi è un orgoglio. Io però non mi sento arrivato e so che devo confermarmi un giocatore importante in ogni gara con il Sassuolo”
“L’Italia ha una mediana fortissima e la concorrenza è grande. Già essere tra i convocati è stupendo. Sta a me essere sempre sul pezzo se voglio restarci. Jorginho, Verratti e Barella, oltre a essere bravissimi ragazzi, sono grandissimi calciatori ed è bello allenarmi con loro, misurarmi con i migliori centrocampisti d’Italia. E’ così che si cresce”.
“Penso sempre agli Europei, sono una competizione importante. Al tempo stesso, però, sono consapevole che la convocazione passerà attraverso un finale di stagione importante con il Sassuolo. Non posso e non voglio mollare un centimetro. Siamo l’Italia e il sogno deve essere quello di vincere. Non dico che siamo i favoriti assoluti perché ci sono grandi avversarie, ma l’obiettivo deve essere quello di arrivare in fondo. Mancini all’Italia ha dato tanto, soprattutto entusiasmo e risultati. E poi è stato bravo a creare un gruppo nel quale si respira aria di famiglia. Ci sono i presupposti per fare grandi cose”
“Pronto per una grande? Sì, sono cresciuto e sono pronto. Estero? Perché no. Giocare all’estero per me è un’opzione e in questo momento non mi precludo niente. Non mi piace parlare troppo di mercato anche perché di questo si occupano i miei agenti e i dirigenti del Sassuolo. Non so se questo sarà il mio ultimo anno qui o cosa mi riserverà il futuro. Quando e se ci saranno delle opportunità, le valuteremo tutti insieme. Valgo il triplo? Sono tanti soldi, una cosa che da bambino neppure potevo pensare. Io però devo concentrarmi sul rettangolo verde: lì devo mostrare quanto valgo e divertirmi. Certi attestati di stima e l’interessamento di grandi società aumentano le mie motivazioni e mi fanno capire che sono sulla strada giusta”
“Non vorrei tornare sull’esperienza al Milan perché preferisco concentrarmi sul futuro. Ho già detto che è stata positiva perché mi sono allenato con grandi campioni, ho esordito in Serie A con la maglia rossonera e ho provato il brivido lungo la schiena che ti dà segnare a San Siro contro la Juventus. E’ arrivato tutto in fretta, quasi non me lo sono goduto, e per questo il momento dell’addio al Milan è stato molto pesante, una vera delusione. Avevo perso fiducia in me stesso e l’ho ritrovata grazie al Sassuolo”.
“Da ragazzo il mio idolo era Pirlo, ma mi piacevano anche De Rossi e Marchisio. Al Milan ho imparato tanto allenandomi con Montolivo. Ora ammiro parecchio Kroos per la sua eleganza e per quello che fa in campo”.
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