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Lippi: “Mio padre anti-juventino convinto. Quando arrivai a Torino nel ’94…”

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Quest’oggi compie gli anni Marcello Lippi, secondo tecnico più vincente della storia della Juventus con tredici trofei portati in bacheca. Anche ct della Nazionale in occasione dell’ultimo Mondiale vinto, Lippi spegne oggi ben 73 candeline e, per questa occasione, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di “Ricomincio dal No”, poadcast della conduttrice rai Caterina Balivo.

Si inizia parlando di Gianni Agnelli, lo storico “Avvocato” per tanti anni patron della “Vecchia Signora”: “L’Avvocato era un personaggio troppo forte, era davvero fantastico. Lui non veniva neanche a vedere la Juve allo stadio, preferiva andare a vedere l’Inter o il Milan. Questo succedeva perché, quando arrivai a Torino la prima volta nel 1994, era da ormai dieci anni che la squadra non vinceva lo scudetto. Ricordo un giorno in cui l’Avvocato era a vedere l’Inter e gli fecero un’intervista. Gli chiesero come vedeva la situazione della Juve. In quell’anno la Ferrari stava andando male, un po’ come ora, e lui disse: “Mah è più facile che vinca il Mondiale la Ferrari che lo scudetto la Juve”. Siamo diventati campioni d’Italia alla fine della stagione. Così l’Avvocato venne a salutare e festeggiarci. Quando andai a salutarlo a mia volta lui disse: “Vedete quel signore là? Al 99% è merito suo se abbiamo vinto il campionato”.

L’ex tecnico bianconero si è poi soffermato a parlare del padre: “Mio padre odiava la Juve, era un vecchio socialista di quelli al bar che odiano il potere. Magari un giocatore avversario spezzava la gamba a uno juventino e l’arbitro dava rigore e lui diceva: “Non è vero, non era rigore”. Era un anti-juventino convinto. È morto nel ’91, quando nel ’94 sono andato alla Juve andai sulla sua tomba e gli dissi: “Papà, abbi pazienza, ma io ci vado alla Juve. Stammi vicino, te ne farai una ragione, ma io ci vado alla Juve”.

Infine, due parole anche sulla madre, scomparsa qualche mese prima dell’avventura in terra tedesca con l’Italia: “Mia madre è morta nel marzo del 2006, tre mesi prima del mondiale. Quando ho vinto l’ho pensata, avevo una sua collana d’oro che mettevo sempre al braccio, non al collo. Un giornalista scrisse una cosa che criticava la mia ostentazione di questo bracciale. In sala stampa lo presi da parte e gli dissi: “testa di c***o che non sei altro, non ti permettere mai più, questa è la collana di mia madre che è morta tre mesi fa””.

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